Ancora un nuovo record per la ricerca biomedica cinese sull’editing genomico. Dovrebbe partire il mese prossimo in Cina il primo trial clinico sull’uomo che utilizza la tecnica di modificazione genetica Crispr-Cas9. Se andrà come previsto, questo sarà l’ultimo di una serie di primati cinesi per questa tecnologia, dopo quello per la modificazione genetica di scimmie e, recentemente, di embrioni umani (non vitali). Questa volta lo scopo è combattere il cancro, in particolare quello ai polmoni, nei pazienti refrattari ad altre terapie. Attraverso un approccio conosciuto come immunoterapia, si armerà il sistema immunitario con l’ingegneria genetica, rendendolo più efficace nell’uccidere le cellule tumorali.
Andando più nel dettaglio, Lu Yon, oncologo al West China Hospital di Chengdu, e i suoi collaboratori preleveranno dai pazienti un particolare tipo di cellule immunitarie, i lifociti T. Su di essi useranno la tecnologia Crispr-Cas9, in grado di modificare in modo estremamente preciso la sequenza del genoma, per bloccare il gene codificante per la proteina PD-1, un freno per la risposta immunitaria. I linfociti T così attivati, saranno propagati in laboratorio e reinfusi nel sangue dei pazienti. In seguito, sperano gli scienziati, si localizzeranno nel tumore per uccidere le cellule malate.
L’inattivazione di PD-1 è stata già sperimentata in passato, utilizzando anticorpi contro la proteina, e ha dato buoni risultati contro il cancro. Tuttavia, la risposta non è stata efficace in tutti i pazienti. Secondo Timothy Chan, un ricercatore specializzato in immunoterapia al Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York, “spegnere il gene che produce PD-1 avrà un effetto molto più potente degli anticorpi”.
Che la combinazione tra Crispr-Cas9 e l’immunoterapia possa essere vincente contro il cancro lo sperano in molti: il mese scorso, il National Institute of Heath statunitense ha dato il via libera per un trial clinico simile a quello proposto dal gruppo cinese, contro tre tipi di tumore, che attende ora l’autorizzazione da parte della Food and Drug Administration. “L’approvazione di questa sperimentazione clinica da parte del Nih americano ha dato forza anche al nostro progetto e ha favorito la sua approvazione” spiega Lu.
Ma la cautela è necessaria: i linfociti T sono coinvolti in tutte le risposte immunitarie e possono essere poco selettivi. Il rischio è un eccesso di risposta immunitaria che condurrebbe a una patologia autoimmune, in cui il sistema immunitario distrugge il tessuto normale. Un problema simile si è già verificato in alcuni pazienti in cui PD-1 è stata inattivata con anticorpi.
“Procederemo aumentando gradualmente i dosaggi e lavorando con un solo paziente per volta, di cui monitoreremo continuamente gli effetti collaterali e l’efficacia della terapia” rassicura Lei Deng, uno dei componenti del gruppo di lavoro. In ogni caso, i pazienti saranno selezionati tra coloro con tumori polmonari estesi e metastatici, e per cui la chemioterapia, la radioterapia e gli altri trattamenti standard hanno fallito. “Tratteremo pazienti che hanno opzioni terapeutiche molto limitate, prevedendo quindi di portare loro un grande beneficio.” spiega Lu.
Riferimenti: via Nature