A settembre era lì, intorno al nostro pianeta, ma è durato appena il tempo necessario per osservarlo che già si era dissolto. E’ l’anello di radiazione (uno in più rispetto ai soliti due) osservato dalle Radiation Belt Storm Probes, le sonde della Nasa lanciate lo scorso agosto con lo scopo di caratterizzare le fasce di Van Allen, la doppia ciambella di particelle energetiche che circonda la Terra. Ma, a sopresa, le sonde hanno inviato agli astronomi segnali della presenza di un terzo anello di elettroni altamente energetici, formatosi il 2 settembre per poi dissoversi nel giro di quattro settimane. La scoperta, inattesa in quanto casuale (gli strumenti che l’hanno permessa avrebbero dovuto accendersi solo molto tempo dopo), è stata pubblicata su Science.
Il lancio delle sonde – rinominate presto le sonde Van Allen – aveva lo scopo di studiare più a fondo la struttura delle due fasce di particelle cariche anche perché ritenute pericolose per gli astronauti, per i satelliti e per il funzionamento di alcuni sistemi tecnologici terrestri. Non appena lanciate le navicelle hanno rispedito a Terra dati piuttosto interessanti: gli strumenti Relativistic Electron-Proton Telescope (Rept, realizzati dal Laboratory for Atmospheric and Space Physics della University of Colorado Boulder) di entrambe le sonde hanno evidenziato la presenza di una terza fascia. Questo misterioso anello sembrava essersi formato dalla fascia più esterna, separatasi in una zona di elettroni più compatta e in una più lassa, esternamente. Un’onda d’urto proveniente dal Sole, legata forse all’attività della stella, avrebbe quindi dissolto il terzo anello, tanto che a mesi di distanza la porzione di Spazio intorno alla Terra è tornata ad avere due tradizionali fasce di Van Allen.
Come spiegano gli scienziati, la variabilità della fascia più esterna è ben nota, mostrandosi più o meno gonfia di particelle cariche, e e quello che si è osservato potrebbe essere un fenomeno più frequente di quanto creduto e di cui ci rendiamo ora conto grazie alla disponibilità della nuova strumentazione (sulla dinamicità di queste strutture in realtà si era cominciato a parlare già a dicembre).
La scoperta delle sonde, che monitorano le fasce passandoci attraverso, è importante per capire come il tempo (intenso in senso spaziale) influenzi la formazione e la composizione degli anelli di particelle e, di ritorno, anche la Terra (basti pensare alle tempeste solari, vedi Galileo: Ecco gli effetti della tempesta solare).
Riferimenti: Science Doi: 10.1126/science.1233518
Credits immagine: NASA/Van Allen Probes/Goddard Space Flight Center
Se il fenomeno fosse stagionale e si verificasse solo d’estate,si riuscirebbe a darne una spiegazione logica
con un po’ di fantasia o ce ne vorrebbe troppa?