La ricerca scientifica deve essere al servizio dei cittadini e deve stimolare la competitività delle industrie. Queste le priorità del “Quinto Programma quadro dell’Unione Europea per la ricerca e lo sviluppo tecnologico”, che stabilisce i finanziamenti da assegnare ai settori della ricerca dal 1999 a tutto il 2002. La particolare attenzione a una ricerca “social oriented” fa ben sperare le donne che credono nella promozione delle pari opportunità all’interno del mondo scientifico.
Tre importanti azioni orizzontali attraversano lo scheletro del programma, con l’intenzione di rinnovare la piccola e media industria, di garantire la cooperazione internazionale, e di aumentare il potenziale umano. Si vogliono studiare nuovi modelli di sviluppo e di organizzazione, in grado di ridurre i fenomeni di esclusione e di creare posti di lavoro. Questi punti, nonché l’accento posto sulla trasparenza e sulla flessibilità da Edith Cresson, commissaria europea responsabile del settore R&S, accende una speranza in chi crede nel potenziamento delle pari opportunità all’interno del mondo scientifico.
“Dal nuovo Programma Quadro appare chiaro che la Comunità potrebbe in futuro finanziare ricerche finalizzate a cambiare il rapporto fra le donne e la scienza”, spiega la biologa Flavia Zucco, coordinatrice del gruppo “Donne e Scienza” di Roma. “Lo si vede – continua – dalla particolare attenzione a uno spettro sociale e culturale della ricerca, da sempre dominio delle donne, e dalle intenzioni della Cresson di mettere in piedi azioni per incrementare la presenza delle donne nella scienza”. Un esempio potrebbero essere corsi di formazione, o “Women’s Studies” all’estero o stages in quelle facoltà tecnologiche europee dove sono presenti più donne. Tutte opportunità da valutare e proporre da parte dei gruppi di donne scienziate che lottano per raggiungere le pari opportunità nel mondo scientifico.
A partire dal 1984, le attività di ricerca e sviluppo della Comunità Europea sono state regolate da una serie di programmi, ognuno relativo a diversi anni. Si tratta di decisioni legislative, che riflettono le priorità scientifiche e tecnologiche, nonché quelle politiche, del periodo a cui si riferiscono. Questi progetti, dalle grandi tematiche, coprono tutte le aree di ricerca, dalla medicina, all’informatica, alle scienze sociali. Il quarto, attualmente in vigore, scadrà alla fine del 1998, ed è quindi in fase di approvazione il quinto che ha già superato diverse tappe di analisi.
La preparazione e l’adozione di un nuovo programma è infatti un lungo processo di cui sono protagoniste molte istituzioni: oltre agli Stati membri, vari comitati specializzati e corpi rappresentativi, nonché scienziati ed esperti. Ruolo importante lo hanno il Crest (Scientific and Technical Research Committee), formato da ministri nazionali responsabili della ricerca scientifica, l’Esta (European Science and Technology Assembly), un gruppo di 100 personalità del mondo scientifico, e l’Irdac (Industrial Research and Developement Advisory Committee), che rappresenta le prospettive industriali.
La prima dettagliata proposta della Commissione per questo Quinto Programma Quadro risale alla primavera dello scorso anno. In luglio, un articolo sulla rivista Nature metteva in luce una nuova attenzione verso lo sviluppo sociale e la paura, da parte di molti della comunità scientifica, che la ricerca di base venisse penalizzata. Nonostante le polemiche, la proposta della Commissione è stata discussa dal Parlamento Europeo e dal Crest che, già all’inizio di quest’anno, si sono pronunciati con una valutazione degli aspetti finanziari e con alcuni emendamenti.
La sostanza è rimasta quella iniziale e si differenzia dai precedenti programmi già dalla definizione dei punti di riferimento: l’occupazione, la qualità della vita e della salute, la globalizzazione dell’attività economica, e l’emergenza di nuovi poteri economici e industriali in Asia e in America Latina. Partendo da queste basi, sono stati delineati quattro tipi di azione: lo sviluppo tecnologico; la cooperazione scientifica internazionale; la diffusione e valorizzazione; la formazione e mobilità dei ricercatori. Gli obiettivi mirano a rafforzare le basi scientifiche e tecnologiche dell’industria e della comunità, a favorire lo sviluppo della competitività internazionale e a sostenere le politiche comunitarie. Ciò che conta è comunque l’esigenza che il programma sia trasparente, concentrato e flessibile, in modo da rendere i meccanismi decisionali più snelli, e di focalizzare gli obiettivi. E’ con questi criteri che sono state delineate quattro grandi aree suddivise in tematiche specifiche dalle diverse priorità.
Dei circa 12 mila milioni di Ecu previsti, 2650 andranno a migliorare la qualità della vita e la gestione delle risorse vitali, nei settori che riguardano la salute e l’ambiente, la fabbrica cellulare, l’invecchiamento della popolazione e lo sviluppo integrato delle aree agricole e delle coste. Per creare una società dell’informazione “user-friendly”, è prevista una spesa di 3925 milioni di Ecu, che andranno a creare servizi per i cittadini, nuovi metodi di lavoro e di mercato nell’elettronica, strumenti multimediali e tecnologie essenziali. La crescita competitiva e sostenibile è promossa grazie a 3100 milioni di Ecu distribuiti tra prodotti e processi, mobilità, nuove prospettive in aeronautica, tecnologie marine, città del domani e scienze sociali. Infine, 2100 milioni di Ecu sono destinati alla salvaguardia del sistema, attraverso la gestione dell’acqua, lo studio dei cambiamenti globali del clima e dell’ambiente, la promozione di un uso sostenibile dell’energia e di un suo sviluppo a livello diversificato e competitivo.