L’alba di un nuovo magnetismo

Calcolatori più compatti e potenti, e miniaturizzazione estrema dei dispositivi di memoria. Sono alcune delle conseguenze della scoperta pubblicata su Nature da alcuni ricercatori cechi, austriaci e italiani (dell’Università di Trieste). L’équipe ha dimostrato la possibilità di studiare i materiali magnetici con risoluzioni spaziali dell’ordine del miliardesimo di metro, utilizzando un microscopio elettronico in trasmissione, il Tem. Lo strumento utilizza elettroni con energie fra 100.000 e 400.000 eV. Il lavoro ha dimostrato la possibilità di studiare le proprietà magnetiche su scala nanometrica, non raggiungibile con le attuali metodologie basate sull’uso di microscopi ottici o dei raggi X. I risvolti della scoperta si annunciano promettenti per lo studio di computer miniaturizzati, ma anche per nuovi dispositivi basati sullo spin dell’elettrone, una branca definita spintronica. In questi dispositivi si ha non solo una corrente di elettroni, come nei normali dispositivi elettronici, ma si discrimina tra elettroni con diverso spin. Questo consentirebbe di progettare nuovi dispositivi logici non binari. Si passerebbe così dal tradizionale sistema binario a un sistema a stati multipli, con un enorme incremento in termini di velocità e potenza di calcolo. Anche la zoologia risentirà della nuova scoperta. Grazie allo studio dei batteri sensibili ai campi magnetici sarà infatti possibile comprendere a fondo i meccanismi di orientamento di alcune specie animali migratorie. Il gruppo triestino che ha partecipato allo studio è formato da Elvio Carlino, responsabile italiano del progetto, Giorgio Rossi, Giancarlo Panaccione e Mauro Fabrizioli. (s.m.)

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