Qualche chilo di troppo? La colpa non è certo di intolleranze e allergie alimentari. Ad affermarlo è la Società italiana di diabetologia (Sid), che in un momento in cui sul web proliferano diete e regimi alimentari restrittivi, ha voluto chiarire con un documento che le strategie per perdere peso che puntano a eliminare dalla propria dieta alimenti potenzialmente allergenici non hanno alcun fondamento scientifico. All’appello si sono unite anche diverse altre associazioni, realizzando un position statement comune per mettere in chiaro il delicato rapporto tra allergie, intolleranze alimentari e obesità.
A rendere preoccupante lo scenario è l’idea, sempre più diffusa soprattutto tra i sostenitori delle cosiddette medicine alternative, che il sovrappeso e l’obesità siano una conseguenza diretta del consumo di alimenti a cui si è allergici o intolleranti. “Non esiste alcun legame tra eventuali allergie alimentari e sovrappeso e non esistono prove scientifiche in grado di validare gli strumenti di diagnosi spesso utilizzati per sostenere il nesso tra intolleranze e obesità”, spiega Rosalba Giacco, redattrice del documento per la Sid ed esperta di nutrizione.
Nel mirino della Sid c’è la cosiddetta diet-industry, un vero e proprio mercato per la produzione di prodotti, strumenti, metodi e programmi utilizzati per la perdita di peso che, in molti casi, ha uno scopo esclusivamente economico e sfrutta il bisogno dei clienti/pazienti che devono perdere peso. “Il mercato dei prodotti dietetici – spiegano gli esperti della Sid – che promettono consistenti perdite di peso si è popolato di prodotti di dubbia efficacia e di diete prive di solide basi scientifiche. In questo contesto è sorto il cosiddetto fenomeno delle popular diets, definibili come diete alla moda, che godono di un successo mediatico e di pubblico, per lo più temporaneo, in virtù di benefici poco credibili rafforzati dalla testimonianza di personaggi del mondo dello spettacolo o dello sport”. E sebbene alcuni studi abbiano evidenziato come alcune delle diete famose possano essere considerate un modello alimentare equilibrato, finora non esistono studi clinici rigorosi e a lungo termine che hanno confrontato gli effetti di queste diete in termini di efficacia e sicurezza.
La Sid accusa, inoltre, alcuni test, come quelli elettrodermici, la variazione della frequenza cardiaca, l’iridologia, proposti per la diagnosi di intolleranze o allergie. Come ricordano gli esperti, le scorciatoie per perdere peso, per quanto allettanti, non funzionano.“Per contrastare il sovrappeso c’è un solo modo: incrementare l’attività fisica e ridurre la quantità di calorie assunte con la dieta”, spiega Giorgio Sesti, presidente della Sid. “La composizione in macronutrienti della dieta ha un minore impatto sul calo ponderale ma è fondamentale per l’adesione nel lungo termine e, tra l’altro, contribuisce a rendere più salutare il modello alimentare. I risultati migliori si ottengono utilizzando modelli alimentari che hanno radici culturali/tradizionali nella dieta mediterranea, ovviamente tenendo conto delle necessità individuali”.
Via: Wired.it