Amnesty International boccia senza appello i penitenziari italiani. Nel rapporto 2001 diffuso oggi sottolinea la mancanza di indagini esaurienti sui presunti casi di tortura e sui maltrattamenti da parte della polizia carceraria e le discriminazioni a carico delle donne. Nell’introduzione si ricorda la sentenza della Corte di Cassazione che aveva scagionato un istruttore di guida dall’accusa di violenza sessuale nei confronti di una diciottenne con una motivazione che suscitò numerose polemiche: “i jeans non possono essere tolti senza la collaborazione di chi li indossa’’.E ancora: l’organizzazione per la difesa dei diritti umani evidenzia “l’eccessiva lunghezza e complessità” di alcuni procedimenti come quelli contro Adriano Sofri, Giorgio Pietrostefani e Ovidio Bompressi, ex membri di ‘Lotta Continua’ e condannati per l’omicidio del commissario di polizia Luigi Calabresi. Un processo per il quale Amnesty aveva già espresso dubbi in quanto a equità di giudizio e motivazioni del verdetto finale. Ma la lista stilata dall’associazione continua, ricordando il rilascio per prescrizione di Jeorge Olivera, l’ex ufficiale argentino arrestato a Roma sul quale pendeva un mandato di cattura internazionale del 1976 per sequestro di persona e torture. Un caso, questo, in cui un crimine contro l’umanità non soggetto a prescrizione è stato considerato come un reato comune. Il rapporto ricorda anche le condizioni dei centri di detenzione temporanea per stranieri: sovraffollati, con assistenza medica inadeguata e carenze igieniche. Una situazione che spesso è causa di risse, maltrattamenti e episodi di autolesionismo da parte dei detenuti. (p.c)