Saranno stati il vestito di Sarah Burton per Alexander McQueen e la memorabile camminata di Pippa a far guadagnare alle nozze reali di William e Kate ben 413 passaggi sui telegiornali nazionali. Ma questo numero stride parecchio con i soli 5 servizi che gli stessi mezzi di informazione hanno riservato al Congo (RdC), o con i 10 sulla Costa d’Avorio o ancora con i 14 su Hiv/Aids. Pochi, ma comunque sempre più di quelli riservati alle malattie tropicali neglette – che flagellano i paesi in via di sviluppo, falcidiando soprattutto la popolazione infantile – che sono state ignorate del tutto. A svelare questo impietoso confronto è il rapporto “Le crisi umanitarie dimenticate dai media 2011” che Medici senza frontiere ha presentato questa mattina a Roma, insieme a una nuova applicazione mobile gratuita per Android e iPhone (“MSF – Senza mai restare a guardare”) che consente di restare aggiornati sulle attività dell’associazione e di effettuare donazioni periodiche.
Anche quest’anno, come nei sette precedenti, l’associazione ha chiesto all’Osservatorio di Pavia di esaminare lo spazio dedicato dai telegiornali nazionali trasmessi in prima serata ad alcune crisi umanitarie – Costa d’Avorio, Sudan e Sud Sudan, Bahrein e Repubblica democratica del Congo – e sanitarie – malnutrizione in Somalia, Hiv/Aids e le malattie tropicali dimenticate (leishmaniosi viscerale/kala-azar, malattia del sonno, Chagas e ulcera di Buruli). La panoramica che emerge è di totale silenzio. E il silenzio, come ricorda Kostas Moschochoritis, Direttore generale di MSF Italia nella sua introduzione al documento, può uccidere. “Per questa ragione continuiamo a stimolare i media a parlare delle crisi umanitarie”, spiega.
Leggendo il rapporto nel dettaglio si scopre poi che l’attenzione dei media, anche quando prende in considerazione luoghi in cui sono presenti situazioni di crisi o di emergenza, raramente si sofferma su queste. Lo dimostra il caso del Bahrein: in 7 servizi dei 24 totali, si parla del paese solo in relazione al Gran Premio di Formula 1. Eppure qui l’accesso alle cure, soprattutto per i pazienti sieropositivi (espulsi dal paese se identificati) è molto difficile; i malati non si rivolgono agli ospedali pubblici e da marzo MSF non soltanto non è più autorizzata a operare, ma nemmeno a varcare i confini nazionali. Lo stesso trattamento è stato riservato al Congo: le uniche 5 notizie dedicate al paese si occupano di incidenti aerei o eventi simili mentre sono stati completamente ignorati gli scontri tra milizie armate, come anche gli atti di violenza sulle donne o il milione di cittadini contagiati dall’Hiv.
Tra tutte le emergenze segnalate, però, ce ne è una in particolare che Medici senza frontiere vorrebbe veder risaltare sulle pagine dei giornali e sugli schermi televisivi: è la condizione degli oltre 160mila rifugiati dal Mali in Burkina Faso, Mauritania e Niger. In questa zona, trascurata dai media e dagli aiuti internazionali, i conflitti tra truppe e gruppi ribelli e l’instabile situazione politica non fanno che peggiorare la già drammatica crisi alimentare.
Non sono, tuttavia, solo le cosiddette crisi dimenticate a stare a cuore a Msf. Per la prima volta infatti, l’associazione ha chiesto all’Osservatorio di Pavia di esaminare anche la copertura relativa all’arrivo in Italia dei migranti in fuga da Libia, Tunisia ed Egitto. In questo caso a preoccupare Medici senza frontiere non è la quantità delle notizie (1.391 nel 2011), quanto il modo in cui questa situazione è rappresentata. Secondo il rapporto, infatti, il termine “emergenza” è quello più impiegato nei servizi, riferito, però, alla condizione che si viene a creare in Italia, non a quella medico-sanitaria in cui si ritrovano i profughi. “Il dato più sconcertante – conclude Moschochoritis – è che in questi servizi è praticamente assente la voce dei migranti”. A loro, infatti, è data parola solo nel 14 per cento dei casi, contro il 65 per cento in cui a parlare sono i politici, fra Governo e amministrazioni locali.