Le entità “primitive” del cervello

Pagine e pagine di equazioni matematiche devono essere risolte dal nostro cervello ogni volta che deve “comandare” il movimento di un braccio. Così, girare la pagina di un libro o afferrare una palla in volo richiede al cervello un calcolo preventivo della direzione del movimento e della quantità di forza da imprimere ai muscoli del braccio. Ma come riesce il sistema nervoso centrale a imparare il controllo dei movimenti? Coniugando neuroscienze e robotica, due bioingegneri del Johns Hopkins Medical Institutions sono riusciti a descrivere dal punto di vista matematico i cosiddetti “primitivi ”, cioè un piccolo numero di semplici entità astratte che il cervello combina per creare comportamenti complessi. I “primitivi”, spiega lo studio pubblicato su Nature da Kurt Thoroughman e Reza Shadmehr, funzionano in modo simile ai mattoncini da costruzione dei bambini: mettendo insieme un certo numero di pezzi semplici, si possono ottenere strutture elaborate. Proprio come avviene nel singolare esperimento, in cui i volontari dovevano comandare un braccio robotico in un ambiente simulato dal computer. E hanno scoperto che il cervello, componendo i “primitivi”, si crea un modello interno della realtà circostante, in base al quale calibra i movimenti. Dall’analisi matematica della variazione dei movimenti del braccio-robot, i ricercatori hanno potuto descrivere forma e grandezza dei “primitivi”. (m.be.)

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