Sì, le popolazioni di meduse negli ultimi tempi sarebbero in aumento, ma se questo sia dovuto al diretto impatto delle attività umane sugli ecosistemi o se si tratti di fluttazioni periodiche globali indipendenti, naturali, è ancora da chiarire. Dopo uno studio dello scorso anno, secondo cui pesca eccessiva, il riscaldamento delle acque e l’inquinamento prodotti dall’essere umano sarebbero correlati dell’aumento delle meduse (vedi Galileo: Un’invasione di meduse?), ora un lavoro pubblicato su Pnas suggerisce invece che il loro incremento sia stato sopravvalutato e che sia probabilmente una conseguenza di oscillazioni globali. Le meduse infatti sarebbero sottoposte a fluttazioni periodiche, più o meno su scale ventennali, con periodi di crescita (come sembrerebbe essere quella attuale) e di ridimensionamento delle popolazioni.
Secondo gli scienziati malgrado questi animali sembrino essersi riprodotti a dismisura negli ultimi anni, lo stesso non può dirsi quando si guardano i dati sul lungo termine. Non ci sarebbero infatti delle evidenze tali da parlare in modo inequivocabile un’invasione di gelatina negli ultimi due secoli, come mostrano le analisi condotte mettendo insieme dati provenienti da diverse regioni costali. Quindi, più che una continua impennata nel numero di questi animali nelle acque globali, gli scienziati ipotizzano che le osservazioni recenti facciano parte di un trend più complesso, con fasi di declino seguite da periodi di incremento nella popolazione delle meduse. Ma non solo.
Per gli esperti anche i media, Internet, e gli studi che si sono accumulati negli ultimi tempi hanno contribuito a sovrastimare i dati su questi animali. Basti pensare che anche negli anni Settanta le meduse avrebbero vissuto una fase di crescita, ma rimase per lo più sconosciuta, e per l’esiguo numero di ricerche sul campo e per la minore condivisione dei dati.
Cathy Lucas della University of Southampton, tra gli autori dell’articolo, spiega come lo studio rappresenti un punto di partenza per i prossimi anni. Infatti, basandosi sui dati attuali, le analisi condotte in futuro permetteranno di dare una risposta certa in merito all’aumento o meno delle meduse, stabilendo se l’impennata attuale faccia solo parte di un trend ciclico o se qualcosa stia davvero cambiando. Ora è troppo presto per dirlo.
“La consapevolezza che le meduse aumentano e diminuiscono in contemporanea in tutto il mondo”, ha aggiunto Rob Condon del Dauphin Island Sea Lab (Alabama), a capo dello studio: “Dovrebbe portare gli scienziati a cercare i drivers climatici e naturali che agiscono sulle popolazioni di questi animali, e a intraprendere un monitoraggio delle meduse negli oceani aperti e in alcune regioni dell’emisfero meridionale che sono sottorappresentate nelle nostre analisi”.
Riferimenti: Pnas doi: 10.1073/pnas.1210920110
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