Al pari della Terra, anche le stelle hanno i propri terremoti: onde sismiche che si propagano dal nucleo alla superficie fornendo preziose informazioni sulla loro natura. Misurando le oscillazioni di 400 giganti rosse, la sonda Nasa Kepler ne ha svelato composizione ed età, aiutando gli astrofisici a capire quale sarà il destino del Sole. Come ci è riuscita è raccontato su Nature in uno studio coordinato dall’Università di Sydney, Australia, cui hanno partecipato anche Maria Pia Di Mauro e Paolo Ventura dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf).
Le giganti rosse sono stelle molto grandi e luminose con temperature relativamente basse. Si ipotizza che il Sole raggiungerà questo stadio tra circa 5 miliardi di anni. Nonostante le caratteristiche omogenee, le giganti rosse si dividono in due gruppi: le più “giovani” che bruciano idrogeno negli strati esterni e le più “vecchie” che consumano l’elio dentro il nucleo. Ma come distinguerle? Non potendo sbirciare direttamente all’interno, gli astrofisici si sono dovuti inventare un altro metodo per ottenere informazioni sulla loro natura.
È nata così l’astrosismologia, una disciplina che indaga la composizione delle stelle attraverso lo studio delle onde sismiche che si propagano al loro interno. Queste onde, generate da moti energetici, provocano la deformazione della superficie stellare, che a sua volta causa variazioni di luminosità. Visto che le onde si propagano in modo diverso a seconda del mezzo che attraversano, ogni “stellamoto” ha periodicità e variazioni di luminosità differenti a seconda della composizione della stella. Misurando questi parametri, quindi, si può risalire alla natura dell’astro. Sino a oggi, il metodo trovava scarsa applicazione per l’impossibilità di effettuare misurazioni precise con i telescopi terrestri.
Ma i sensibilissimi strumenti di Kepler, il cui compito era in origine studiare i pianeti extrasolari, sono riusciti a catturare i moti di 400 giganti rosse, scoprendo che quelle più giovani hanno oscillazioni più veloci, e viceversa. “Grazie alle osservazioni spaziali di Kepler, siamo ora in grado di comprendere meglio l’evoluzione stellare e di determinare età, massa e raggio delle stelle nella nostra Galassia”, spiega Maria Pia Di Mauro. E a tenere sotto controllo il lento invecchiamento del Sole.
Riferimenti: Nature doi:10.1038/nature09935