Legalizzare la caccia commerciale alle balene per ucciderne di meno. L’anomala proposta è contenuta in un recente documento dal titolo “New Way to Conserve Whales” con cui la Commissione Baleniera Internazionale (International Whaling Commission, Iwc) inaugura una nuova linea politica: abbandonare il lungo atteggiamento proibizionista, mantenuto dall’entrata in vigore della moratoria del 1986, e consentire per i prossimi dieci anni ai paesi cacciatori (Norvegia, Giappone, Islanda) la cattura dei cetacei in quote stabilite.
Un cambio di rotta storico che i firmatari del documento, il presidente Cristián Maquieira e il vice presidente Anthony Liverpool, si sforzano di far passare come un decisivo passo avanti per la protezione degli animali. Prevedendo migliaia di esemplari catturati in meno e il tassativo divieto per gli altri paesi membri dell’Iwc di intraprendere attività di caccia da qui a dieci anni, infatti, i vertici della Commissione sono convinti che la legalizzazione premierà molto più che i divieti. Il Giappone potrà catturare nell’oceano Antartico 410 balene all’anno fino alla stagione 2015-16, contro la “quota mille” che da anni si prefigge di raggiungere, mentre Norvegia e Islanda dovranno accontentarsi di 870 esemplari nell’Atlantico, magro bottino rispetto alle migliaia che i due paesi si aggiudicano annualmente.
Ma agli animalisti di tutto il mondo, che hanno già mobilitato via web i loro sostenitori con appelli e petizioni, la nuova proposta della Iwc suona piuttosto come una resa di fronte all’incapacità di far rispettare le regole, una sorta di condono alle attività illegali dei tre principali paesi balenieri. Norvegia, Islanda e Giappone infatti hanno continuato a uccidere i cetacei nonostante il divieto introdotto dalla Commissione nel 1986. Tra le scuse, una millantata esigenza di ricerca scientifica a cui l’Australia da anni si rifiuta di credere, chiedendo a gran voce provvedimenti sanzionatori per i paesi trasgressori.
Gli 88 membri dell’Iwc avranno sessanta giorni di tempo per studiare a fondo la cinquantina di pagine del nuovo documento in attesa del meeting annuale di giugno in Marocco. Dove si prevedono già accese discussioni: la Nuova Zelanda si è tempestivamente dichiarata contraria alla nuova proposta, utile solo a mantenere lo status quo senza migliorare la situazione. (g.d.o)