Una pregevole costruzione nell’Acropoli di Tell Afis, in Siria, scoperta da una missione archeologica delle università di Roma, Pisa e Bologna, ha suscitato sconcerto e perplessità tra gli studiosi. La questione che fa discutere gli archeologi non è la sua datazione, stabilita al 1000 avanti Cristo, nell’età del ferro, durante il regno aramaico, ma quale fosse la sua funzione. Il manufatto è stato ricavato nel terreno a circa quattro metri di profondità, ha una pianta quadrata di 15 metri per lato, spessi muri in mattoni crudi di quattro colori (alti quattro metri, ma in origine erano il doppio) e il pavimento a ciottoli di fiume. Secondo molti esperti sarebbe unico in tutto il Vicino Oriente Antico e, per le sue caratteristiche, non si tratterebbe né di una cisterna d’acqua, né di un silos, né del pavimento di una grande sala, in quanto non vi sono tracce di coperture. Manca anche la porta d’ingresso, ma Maria Cecchini, l’archeologa che coordina le ricerche, ritiene possibile che si trovasse nella porzione alta dei muri, ora crollata. Per il momento l’ipotesi più accreditata è che la “piazza”, come la chiamano i suoi scopritori, fosse un luogo sacro collegato a un tempio nelle vicinanze, finora però non si sono trovati elementi che possano avvalorare questa supposizione. Gli unici indizi, che però rendono ancora più misteriosa la faccenda, sono un sigillo di marmo del VI secolo avanti Cristo, di un genere sconosciuto, ritrovato all’interno della costruzione, e l’impronta di un altro sigillo, della fine del IX secolo, che riporta un nome ritenuto dagli studiosi decisamente insolito per una località aramaica.(m.e.)