11 febbraio 2016. Una data epocale nel mondo della fisica: è in quell’occasione infatti che i ricercatori dell’esperimento Ligo hanno annunciato di aver individuato, per la prima volta, il segnale di un’onda gravitazionale proveniente dalla collisione di due buchi neri. Una scoperta storica, che non a caso è fruttata in tempi record un Nobel ai suoi protagonisti. A più di tre anni di distanza, però, c’è chi ancora di questa scoperta non è affatto convinto. Sono i fisici del Niels Bohr Instituite a Copenaghen, secondo cui l’analisi dell’interferometro non è affidabile. Una diatriba, tra i fisici danesi e i ricercatori di Ligo che è ormai in corso da anni e che continua ancora oggi, tra nuovi studi e pubblicazioni.
L’affidabilità di Ligo
L’ultimo capitolo della saga arriva proprio oggi, con la pubblicazione di un nuovo studio del team di scienziati di Ligo che ribadisce ancora una volta quanto la loro analisi sia corretta e affidabile, e che il segnale intercettato nel 2016 proveniva quindi, con certezza, da un’onda gravitazionale. Nel documento i ricercatori descrivono nel dettaglio come sono stati analizzati i segnali delle onde gravitazionali, e quali sono le tecniche che vanno utilizzate per eseguire correttamente l’elaborazione dei dati. Concentrandosi in particolare su quello che è il maggior imputato dei fisici danesi, ossia l’estrazione del segnale dell’onda gravitazionale dal cosiddetto rumore di fondo.
La diatriba continua
La discussione ha avuto inizio a novembre del 2018, quando, in un’indagine del New Scientist, il gruppo di fisici del Niels Bhor Instituite aveva evidenziato delle incongruenze nei dati rilevati dai due rilevatori di Ligo e, quindi, la mancanze di prove concrete che permettano di dimostrare che il segnale intercettato rappresenti effettivamente la firma di un’onda gravitazionale. Una posizione che continuano a sostenere ancora oggi, nonostante le precisazioni pubblicate dai ricercatori di Ligo. “Le tecniche che ha adottato distorcono i dati”, ha spiegato al New Scientist Andrew Jackson, portavoce del gruppo di ricerca danese, precisando tuttavia che non può provarlo perché Ligo non ha rilasciato abbastanza dati grezzi.
Da parte loro, nel nuovo documento i ricercatori di Ligo hanno incluso il parere di quattro gruppi di ricerca esterni, coinvolti appositamente per eseguire ulteriori analisi. E, dai dati disponibili, i risultati hanno confermato ancora una volta le conclusioni iniziali. “Non ci sono correlazioni anomale o inattese”, ha concluso Patrick Brady dell’Università del Wisconsin-Milwaukee, portavoce di Ligo. “Il gruppo danese ha dimenticato di applicare i passaggi di base dell’analisi”.
Riferimenti: arxiv.org