Lise Meitner, la difficoltà di fare scienza nel Novecento

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La vita delle donne di scienza non è mai stata facile. Neppure nel secolo scorso, quando sono state superate molte delle difficoltà legate alla differenza di genere. La visibilità professionale e scientifica di molte ricercatrici è stata assai spesso legata a quella, assai maggiore, dei colleghi uomini con i quali collaboravano. Ora la collana Profilo di donna dell’editrice L’Asino d’oro, a cura di Pietro Greco, vuole raccontare la vita e le attività delle protagoniste femminili nel mondo della ricerca scientifica. Obiettivo delle diverse biografie è quello di mettere in evidenza non solo gli aspetti tecnici e culturali delle scoperte delle scienziate, ma anche le difficoltà superate per accedere a un mondo accademico da sempre chiuso e discriminatorio.

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Discriminata perché donna

Nella biografia dedicata a Lise Meitner, si racconta dunque della passione per la fisica di questa ragazza austriaca, laureata a Vienna con il massimo dei voti nel 1906 che, non essendo accettata – in quanto donna – nei laboratori del Dipartimento di Fisica diretto da Max Planck a Berlino, continuerà la sua attività sperimentale nel laboratorio privato di Heinrich Rubens. Questi le affiancherà un giovane chimico, Otto Hahn, con cui collaborerà attivamente per moltissimo tempo, condividendo le quotidiane fatiche della ricerca e qualche riconoscimento ufficiale.

Siamo nella prima metà del ‘900, e la fisica stava rivoluzionando le sue classiche interpretazioni del mondo. In una breve sintesi delle più interessanti idee del momento, Pietro Greco racconta l’affacciarsi e l’affermarsi di nuove teorie, comprese quelle proposte da un Einstein trentenne, e le polemiche interne suscitate nel mondo dei fisici dalle proposte di nuovi paradigmi. In quegli anni, il grande chimico Fischer, pur proibendo alla Meitner persino l’accesso al suo laboratorio, le concede di lavorare gratuitamente nello scantinato del suo Istituto, disagiato al massimo e persino senza bagno.

La dignità scientifica della ricercatrice verrà finalmente raggiunta nel 1913, quando la Meitner conquisterà la posizione di associato. Quella economica è invece lontanissima, perché la donna riceve uno stipendio pari a un decimo di quello del suo pari-grado uomo, sebbene entrambi avessero raggiunto importantissimi risultati sulla radioattività e sulla struttura dell’atomo, fino all’individuazione di un nuovo elemento, il protoattinio.

Il complicato intreccio tra politica e sviluppo della conoscenza scientifica è discusso con grande chiarezza e intensità da Greco che descrive in parallelo gli orrori della Grande guerra e la presentazione, a Berlino, dei quattro articoli di Einstein che completano la teoria della relatività ristretta, a cui seguirà la versione corretta della teoria sulla relatività generale.

La fisica europea al top

La tenacia scientifica della Meitner si intreccia poi alla crisi economica del ’29, alle persecuzioni antiebraiche, alla disgregazione del gruppo di ricercatori che migrano in altri paesi portando con sé l’incredibile complessità delle conoscenze acquisite. A Roma fin dal 1934, la Meitner è in contatto con il gruppo dei fisici di via Panisperna che sta sviluppando ricerche sugli elementi transuranici, mentre le idee innovative di un’altra fisica, Ida Noddack, non vengono prese in considerazione da nessuno, almeno in quel momento. A Parigi Irene Curie, la figlia di Maria e Pietro Curie lavora sulla radioattività e sulla struttura atomica; anche lei individua un elemento che potrebbe essere un transuranico e che probabilmente deriva dalla fissione di un nucleo di uranio.

Costretta alla fuga dai nazisti

Ma intanto, ricorda Greco, la situazione a Berlino è drasticamente cambiata, gli ebrei non hanno più possibilità di lavorare e anche scienziati di rilevanza internazionale rischiano la vita. Dopo molte resistenze, la Meitner è costretta a rifugiarsi, con non poche difficoltà, prima in Olanda e poi in Svezia, dove riesce a continuare le sue ricerche.


Lise Meitner, una fisica in fuga dalla Germania nazista


L’interesse del lavoro di Greco sta in particolare nella seconda parte del libro, dove l’intreccio tra politica, condizioni di lavoro, ricerca sperimentale e conquista di nuove visioni del mondo viene sviluppato e descritto in maniera avvincente e suggestiva. L’evolversi del quadro politico internazionale viene presentato con grande accuratezza e partecipazione. Eventi storici noti permettono di inquadrare aspetti meno conosciuti e collocano i risultati ottenuti dagli scienziati in una prospettiva che esce dal chiuso dei laboratori e delle cognizioni degli addetti ai lavori. Si mette in evidenza la cecità del mondo libero, anche di quello scientifico, nei confronti delle persecuzioni naziste, l’acquiescenza di molti intellettuali “ariani” nei confronti delle persecuzioni dei loro colleghi, la necessità di sopravvivere che porta scienziati di gran fama all’acquiescenza verso il potere. Compreso Fermi, spesso in camicia nera, ma “senza alcuna adesione”.

Il libro

Pietro Greco, Lise Meitner, L’asino d’oro Edizioni, pp 374, Euro 16,00.

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