Ghiacciai in rapido scioglimento, mari che si innalzano minacciando la terra emersa, fenomeni atmosferici naturali e artificiali, foreste in diminuzione, terreni agricoli come mosaici, deserti dove la vegetazione diminuisce progressivamente e l’acqua scarseggia, megalopoli sovraffollate (ma bellissime viste dall’alto). Sono solo alcune delle immagini satellitari e videoinstallazioni fornite dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa) in mostra al Palazzo delle Esposizioni di Roma dal 30 settembre al 2 novembre, per celebrare i 50 anni dell’Europa nello Spazio. Dal titolo “Il mio Pianeta dallo Spazio”, la mostra racconta, come recita il sottotitolo, “fragilità e bellezza” delle Terra attraverso immagini mozzafiato che descrivono però emergenze ambientali urgenti.
Piacere estetico e sensibilizzazione sui temi legati all’impatto delle attività umane sull’ambiente sono gli obiettivi dell’esposizione, rivolta a un pubblico ampio ma con un’attenzione particolare ai più giovani. I satelliti sono infatti in grado di monitorare i cambiamenti in atto sulla Terra, ma per “invertire la rotta” è fondamentale indirizzare soprattutto i ragazzi verso stili di vita eco-sostenibili, sostengono i curatori della mostra.
Dopo le immagini di ghiacci, acqua, atmosfera, foreste, agricoltura, deserti e città catturate dai satelliti, nell’ultima sala la fragilità e la bellezza del nostro Pianeta sono descritte dagli occhi e dalle parole dell’astronauta dell’Esa Luca Parmitano. Sono infatti disponibili alcune delle fotografie più suggestive scattate da Parmitano dalla Stazione spaziale internazionale durante la missione dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) “Volare”, mentre in un video l’astronauta racconta quando, “senza parole e senza fiato”, ha osservato la Terra dallo Spazio per la prima volta. “Dallo Spazio non si vedono i confini e insieme ai confini sparisce l’opera dell’uomo. La notte l’opera dell’uomo riprende forza attraverso le sue città e le luci che la decorano”, ricorda Parmitano, che infine, avendo osservato dall’alto l’impatto devastante dell’essere umano sull’ambiente, sembra quasi ammonirci ricordando che le risorse della Terra non sono infinite, ma “l’unica cosa infinita è la sua estrema fragilità”.
Oltre alla Terra vista dallo Spazio, in un altro spazio espositivo, allestito sempre all’interno del Palazzo delle Esposizioni, è possibile osservare lo Spazio visto dal nostro Pianeta visitando la mostra “Meteoriti. Quando lo spazio comunica”, aperta al pubblico fino al 2 novembre. La collezione di meteoriti del Museo di Mineralogia della Sapienza, una delle più importanti in Europa, esce dalla città universitaria per “parlare a un pubblico più ampio”, come spiega Giorgio Manzi, coordinatore del Polo Museale della Sapienza e uno dei curatori della mostra.
Meteoriti di ogni tipo, provenienza e dimensione compongono la prestigiosa collezione. Uno degli esemplari più suggestivi è Uegit, dal nome dell’omonima città somala dove è stato ritrovato, che pesa circa quanto quattro lavatrici e rappresenta una delle più grandi meteoriti conservate in Italia. Sono esposte anche meteoriti più piccole che provengono dalla Luna, da Marte e da Vesta, insieme a una frammento di quella caduta in Russia nel 2013 e a campioni di piogge meteoritiche (diversi frammenti di una stessa roccia). Le informazioni sull’Universo e sul nostro Pianeta fornite dalla mineralogia extraterrestre sono raccontate attraverso numerosi pannelli e video, che forniscono anche spiegazioni scientifiche per i più appassionati e molte curiosità.
Credits immagine: Esa