Mancavano solo le cavallette, o forse no. Nelle ultime ore, infatti, la Sardegna (in particolare alcune regioni della provincia di Nuoro) è stata protagonista di un’invasione record che ha investito decine di migliaia di ettari di terreno coltivato, provocando ingenti danni all’economia dell’isola. Secondo Coldiretti, questa piaga sarebbe dovuta principalmente all’aumento drammatico delle temperature degli ultimi anni. Nel frattempo, sulla costa ionica del Salento, in Puglia, sono state raccolte numerose segnalazioni della presenza invasiva di un tipo di medusa altamente urticante tipica dei mari caldi e dei climi tropicali. Sebbene non ci siano certezze sulle responsabilità dietro questi fenomeni, il cambiamento climatico sembra essere il primo sospettato.
“Una catastrofe biologica”
Trentamila: questi, secondo le prime stime di Coldiretti Nuoro-Ogliastra, sono gli ettari di terreno colpiti da milioni di cavallette che si sono riversate soprattutto nel centro dell’isola e che in poche ore hanno distrutto ampie aree coltivate e interi raccolti. Come si legge in una nota rilasciata dall’organizzazione degli imprenditori agricoli, sciami di questi insetti sono partiti dalla piana di Ottana, in provincia di Nuoro, per poi spostarsi lungo il verso alcuni territori della provincia di Sassari e poi verso la provincia di Oristano. Già all’inizio dello scorso maggio era stato lanciato l’allarme cavallette, segnalando la distruzione di venticinquemila ettari di terreno coltivato nell’epicentro dell’invasione. Eppure, non sono solo le coltivazioni a essere in pericolo: essendo polifaghe (e cioè potendosi cibare di più sostanze diverse) le cavallette sono in grado di distruggere anche orti, giardini e terreni destinati a produrre mangime per gli allevamenti; secondo Coldiretti è una vera è propria catastrofe biologica che sta colpendo centinaia di aziende del settore primario della Sardegna.
Adesso il numero di aree devastate da questi insetti è destinato ad aumentare: “a questi ritmi – si legge nella nota Coldiretti – si rischia la distruzione di cinquantamila ettari entro poche settimane, con le aziende costrette a non coltivare i campi proprio in un momento in cui l’Italia ha bisogno di potenziare al massimo la propria capacità produttiva per fare fronte agli effetti della guerra in Ucraina”.
Le cause e le possibili soluzioni
Dietro questo fenomeno, ci sarebbero le (non più così) anomale ondate di calore che hanno colpito la nostra penisola nell’ultimo periodo: il mese di maggio 2022, infatti, dopo un anno con precipitazioni praticamente dimezzate, è stato il secondo maggio più caldo mai registrato (con una temperatura di 1,83 gradi centigradi superiore alla media climatica dal 1800 ad oggi). “Una conferma – si legge nella nota– della tendenza all’innalzamento della colonnina di mercurio ormai strutturale in Italia, dove la classifica degli anni più caldi negli ultimi due secoli si concentra nell’ultimo periodo e comprende nell’ordine il 2018, il 2020, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2003”.
Come si legge su Ansa.it, i primi interventi della regione Sardegna hanno consentito di salvare i campi per qualche giorno, ma non sono riusciti a contenere l’invasione per molto tempo. Pertanto, giovedì 16 giugno, durante un question time alla Camera con il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, è stato chiesto un intervento urgente per fermare invasione e danni. Nel frattempo gli agricoltori sardi hanno deciso di muoversi autonomamente: il piano d’emergenza, che coinvolge amministrazioni comunali e aziende agricole, prevede l’uso di droni per mappare le aree colpite, l’impiego di uccelli che si cibano di questi insetti e la lavorazione superficiale dei terreni in modo da distruggere una grande parte delle uova deposte.
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La fastidiosa invasione di meduse luminose
Spostandosi a est, le cose non sembrano andare molto meglio: nelle acque del versante ionico del Salento, in Puglia, infatti, è stata rilevata la presenza delle cosiddette meduse luminose, il cui nome scientifico è Pelagia noctiluca. Questo tipo di meduse, dotate di una particolare luminescenza che le rende visibili anche di notte, possiedono otto lunghissimi tentacoli molto sottili che posso raggiungere anche i 2 metri di lunghezza e sono altamente urticanti, anche per gli esseri umani. Solitamente queste meduse sono tipiche dei mari caldi e dei climi tropicali: come riportano diverse testate giornalistiche, secondo alcuni esperti si tratta di un fenomeno raro ma ciclico, che sparirà in poco tempo, per altri uno dei segni inequivocabili del cambiamento climatico. Staremo a vedere.
Via: Wired.it
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