Dal 17 al 23 maggio siamo nella sesta Settimana Mondiale per la Sicurezza sulle Strade, promossa dall’Onu. L’evento è un’occasione per riflettere sui comportamenti alla guida e su come ridurre il rischio di incidenti stradali. Perché ce ne è sempre bisogno. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha appena affrontato l’argomento in una conferenza dedicata, mostra per esempio che durante la pandemia e con i lockdown gli incidenti sono diminuiti numericamente ma in proporzione i morti su strada non sono calati in maniera corrispondente. In altre parole gli incidenti sono molti di meno ma sono più gravi. E questo è avvenuto anche perché le persone hanno guidato a velocità più elevata a fronte del minore traffico, aumentando i rischi per sé e per gli altri. Anche per questo la campagna globale Streets for Life della Fia Foundation si batte per diminuire il limite di velocità a 30 km orari su strade urbane percorse da pedoni o ciclisti.
Lockdown, meno chilometri ma in proporzione più morti
In generale nel 2020 con lockdown e restrizioni alla circolazione in tutto il mondo gli incidenti stradali sono drasticamente calati. Diversi studi hanno fornito stime e prove di questo fenomeno prevedibile. Secondo il National Safety Council (Nsc) negli Usa i decessi dovuti a incidenti sono calati dell’8% nel 2020, come anche i chilometri percorsi.
Tuttavia, c’è un dato meno buono. Comparando il numero di vittime con i chilometri percorsi, ci si accorge, come sottolinea l’Nsc negli Usa, che il tasso di decessi legati a eventi di impatto è cresciuto del 24% rispetto all’anno precedente. Questo squilibrio negativo è confermato anche da un rapporto della National Highway Traffic Safety Administration, sempre negli Stati Uniti. Il rapporto indica che la proporzione di morti per chilometri percorsi è la più alta degli ultimi 10 anni. In altri termini, eravamo tutti a casa ma i pochi in giro su strada si sono scontrati di più, in proporzione, e con danni maggiori.
Secondo il rapporto i motivi sono essenzialmente due. Nonostante le restrizioni è probabile che coloro su strada fossero spesso individui amanti del pericolo, che assumono comportamenti a rischio o vietati, come bere e guidare o andare troppo velocemente. Il secondo elemento è l’assenza di traffico: sulle strade libere molte persone in più hanno guidato a velocità più elevata magari anche in zone urbane.
I dati italiani del 2020
Anche in Italia i dati preliminari Istat sugli incidenti stradali del 2020 indicano un calo significativo di incidenti con lesioni alle persone e decessi. Nel periodo da gennaio a settembre 2020 si rileva una riduzione del 26,3% delle vittime e del 29,5% di incidenti con lesioni a persone. Mentre considerando solo il periodo di maggiori restrizioni, da gennaio a giugno, i decessi sono calati del 34% e gli incidenti con feriti del 40%. I dati confortanti sono però frutto non di comportamenti maggiormente virtuosi, come spiega Istat, ma delle restrizioni e dei blocchi forzati. Non abbiamo informazioni sul tasso di mortalità per chilometri percorsi, ma sappiamo che le percorrenze medie annue (calcolate su tutto il 2020, anche dopo la ripresa della circolazione) sono diminuite del 37%. Anche in Italia, dunque, risulta che la percorrenza media si è ridotta di più, in proporzione, rispetto al numero di incidenti e morti.
Gli incidenti in numeri
Ogni anno 1,3 milioni di persone al mondo muoiono in un incidente stradale. L’eccesso di velocità è fra i principali responsabili dei morti su strada e un decesso su tre è da attribuire a questa causa. Ad ogni km orario in più sopra il limite corrisponde un aumento del 4-5% del rischio di incidente fatale. In Italia nel 2019 ci sono state 3.173 vittime della strada, dato in leggero calo dal 2018, e oltre 241mila feriti. Fra le vittime sono in aumento ciclisti (con un +15,5%) e motociclisti (1,6%). Nel 2020, anno anomalo sotto vari punti di vista, i dati elaborati indicano che fino al mese di settembre le vittime sono state 1.788 e i feriti circa 123mila.