Sono molti sintomi notoriamente associati al cosiddetto “long Covid”, come perdita dell’olfatto, respiro affannoso, confusione mentale, amnesia. Ma un nuovo studio pubblicato su Nature Medicine ne aggiunge un altro paio, meno noti finora: la perdita di capelli e del desiderio sessuale. La ricerca, il cui primo autore è Anuradhaa Subramanian dell’Università di Birmingham (Regno Unito), è stata condotta su un vasto campione costituito da oltre 2 milioni di persone, di cui 480 mila con diagnosi di Covid-19 tra gennaio 2020 e aprile 2021 e 1,9 milioni che nello stesso periodo non sono mai state registrate come positive, escludendo anche i casi sospetti ma mai confermati.
Lo studio
Per determinare i sintomi associati all’infezione da SARS-CoV-2 che si protraggono oltre le 12 settimane (classificabili dunque come long Covid), i ricercatori hanno analizzato i dati relativi a pazienti mai ospedalizzati contenuti in un database di cure primarie del Regno Unito. Il gruppo di controllo (composto da persone alle quali non era mai stato diagnosticato il Covid-19) è stato selezionato in modo che risultasse comparabile all’altro sulla base di dati come età, sesso, indice di massa corporea, sintomatologie pre-esistenti o abitudini di vita quali il fumo di sigaretta. Proprio la composizione del gruppo controllo, insieme all’ampiezza del campione – dicono i ricercatori – sarebbe il punto di forza dello studio, che per la prima volta ha consentito di valutare l’associazione tra l’esposizione al SARS-CoV-2 e la segnalazione di sintomi tenendo conto di possibili fattori confondenti. Al contrario, un possibile limite riportato dagli stessi autori è che nel gruppo di controllo siano state incluse anche persone che hanno contratto il virus ma che non sono mai state testate o registrate come positive nel database dal quale sono stati estratti i dati.
Perdita di capelli e della libido
Dallo studio emergono per la prima volta due sintomi associabili al long Covid: la perdita di capelli e disfunzioni sessuali come difficoltà nell’eiaculazione e perdita della libido. Il gruppo di ricerca ha inoltre analizzato possibili fattori di rischio per lo sviluppo della malattia: oltre a quelli ormai noti, come l’obesità e il fumo di sigaretta, è emerso che le donne potrebbero essere maggiormente soggette ai sintomi del long Covid a seguito dell’infezione con il SARS-CoV-2. “Le donne, ad esempio – dice Subramanian – hanno una maggiore probabilità di sviluppare malattie autoimmuni. Il fatto che dal nostro studio emerga una maggiore incidenza del long Covid sulle donne aumenta il nostro interesse a indagare se l’autoimmunità o altre cause possano spiegare l’aumento del rischio”.
Chi rischia di più
Sarebbero inoltre state riscontrate associazioni tra il rischio di sviluppare sintomi che si protraggono nel tempo e l’appartenenza a gruppi di origine afro-caraibica, mediorientale, polinesiana o nativi americani. Il rischio aumenterebbe anche con l’aumentare dei livelli di difficoltà socioeconomiche. Ma non solo: al contrario di quanto riscontrato in studi precedenti, i risultati sembrerebbero indicare un aumento del rischio di sviluppare il long Covid al diminuire dell’età. Questa discrepanza – scrivono i ricercatori – potrebbe essere in parte dovuta al fatto che lo studio ha escluso i pazienti ospedalizzati, mentre le analisi precedenti si erano principalmente basate proprio su pazienti con ricovero. E, poiché i pazienti anziani affetti da Covid-19 hanno una maggiore probabilità di essere ricoverati in ospedale, molti sono stati esclusi dallo studio. E’ probabile dunque che gli anziani inclusi avessero di base una patologia più lieve, e questo potrebbe quindi aver in parte falsato l’analisi di Subramanian e colleghi.
Riferimenti: Nature Medicine
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