L’idrogeno come fonte di energia alternativa. Se ne parla già da un po’, e già da un po’ sappiamo che uno degli ostacoli all’uso dell’idrogeno è quello legato alla sua produzione. Ovvero: potrebbe sì essere usato come combustibile ma la sua stessa produzione richiede energia, rendendo l’intero processo non del tutto conveniente. Non sorprende quindi che da diverso tempo i ricercatori siano impegnati a trovare un modo abbastanza efficiente per la sua produzione. E forse, quello messo a punto dai ricercatori della University of Houston potrebbe andare nella giusta direzione. I dettagli su Nature Nanotechnology.
Gli scienziati guidati da Jiming Bao hanno sviluppato un metodo per la separazione dell’idrogeno dall’acqua, che si basa sull’uso della luce abbinato a quello di nanoparticelle. Si tratta cioè di un sistema di fotocatalisi, metodo già sperimentato da decenni. Questo dei ricercatori di Houston però è il primo a utilizzare particelle di cobalto, acqua neutra e luce visibile, senza bisogno di altri co-catalizzatori.
Il sistema è abbastanza semplice: una volta che le particelle e la luce sono applicate all’acqua, questa si separa quasi immediatamente in idrogeno e ossigeno, secondo l’atteso rapporto di due a uno (come da formula, H2O).
Al momento il processo ha un’efficienza di circa il 5% (ovvero circa il 5% della luce incidente è convertita in energia chimica dell’idrogeno prodotto), alta per un processo del genere, ma non abbastanza per essere trasferita a livello commerciale. Insieme al problema dell’efficienza (e quello dei costi) resta poi ancora da superare quello delle nanoparticelle di cobalto che dopo un’ora si disattivano, degradandosi. Tuttavia, concludono gli autori, si tratta di un’opportunità da non sottovalutare: “La scoperta di un fotocatalizzatore molto attivo a base di nanoparticelle di ossido di cobalto offre l’opportunità di sviluppare pratiche applicazioni a combustibile solare e acquisire nuove conoscenze microscopiche nella scissione dell’acqua attraverso fotocatalisi”.