Dalla Terra alla Luna. E poi a Marte. È questo l’ambizioso progetto annunciato mercoledì scorso dalla Nasa nel suo Piano Nazionale di Esplorazione Spaziale. Questa la timeline dell’agenzia spaziale americana: conquistare il nostro satellite entro dieci anni e il pianeta rosso entro venti. L’agenzia ha presentato il nuovo piano di esplorazione sulla base delle linee guida contenute nel documento Space Policy Directive-1, firmato lo scorso dicembre dal presidente Trump. Nel documento si indica la Nasa come “guida per un nuovo programma di esplorazione innovativo e sostenibile, insieme ai partner commerciali e internazionali, per rendere possibile l’espansione umana nel sistema solare”.
Tre passi verso Marte
Il nuovo programma spaziale prevede di lanciare il primo razzo verso Marte a partire dal 2030. Questa però sarebbe solo la terza fase di un programma più ampio. Infatti, ci sarebbero altri due passaggi necessari per garantire il successo della missione marziana: la bassa orbita terrestre e la Luna. La bassa orbita terrestre è la fascia compresa fra 190 e 2000 chilometri di quota, in cui oggi la Nasa si occupa soprattutto, con le altre agenzie spaziali nel resto del mondo, di ricerca scientifica. Nel nuovo piano, la Nasa vorrebbe coinvolgere aziende private, integrando l’esperienza acquisita con progetti pubblici, ad esempio la Stazione Spaziale Internazionale (Iss), con tecnologie sviluppate da aziende private come Blue Origin e SpaceX, soprattutto nel campo dei razzi riutilizzabili e della robotica. Il secondo, suggestivo passo, sarebbe tornare sulla Luna. Correva l’anno 1972 l’ultima volta che un essere umano mise piede sul nostro satellite naturale. A farlo, in quell’occasione, fu Eugene Cernan, astronauta americano della missione Apollo 17. Da quel giorno ci siamo tornati soltanto – si fa per dire – con sonde e robot. Il progetto presentato dalla Nasa prevede una serie di missioni per costruire una presenza umana stabile sulla Luna. Le missioni dovrebbero cominciare nel 2022, inviando in orbita lunare una serie di strumenti, e dovrebbero continuare per tutti gli anni Venti.
Una stazione intorno alla Luna
Si diceva, la Iss. Da diciotto anni viaggia sopra le nostre teste a circa 400 chilometri da terra, all’incredibile velocità di 27 mila chilometri orari, compiendo quasi sedici orbite complete ogni giorno. La Nasa vorrebbe sfruttare conoscenze e competenze accumulate in questi anni, creando qualcosa di simile, intorno alla Luna. La piattaforma che dovrebbe ospitare gli astronauti in orbita attorno al nostro satellite si chiama Gateway. Sarebbe dotata di tutti i comfort: una piattaforma di assemblaggio per i carichi e per il ritorno sulla Terra, un modulo riutilizzabile per l’esplorazione della superficie, una stazione di rifornimento. Il Gateway dovrebbe servire non solo come base per testare nuove tecnologie, studiare le condizioni ambientali dello spazio profondo e supportare le missioni sul suolo lunare, ma anche per preparare i futuri astronauti ai viaggi interplanetari. Alcuni pezzi del Gateway sono già in costruzione: il lancio del primo elemento, che provvederà alla propulsione, è previsto per il 2022.
Allenamento per la missione marziana
Sempre secondo il nuovo programma di esplorazione della Nasa, il suolo lunare dovrà servire come campo di test per tecnologie, veicoli di esplorazione, ma anche per l’addestramento degli astronauti. A oggi, la Nasa è l’agenzia leader per l’esplorazione robotica di Marte. Curiosity e Oppurtunity sono i due rover ancora attivi sul suolo marziano. Ci hanno mandato informazioni importantissime e foto del pianeta rosso, studiandone il terreno e la morfologia e anche cercando tracce di vita. Questo 26 novembre invece è previsto l’atterraggio di un lander con la missione InSight, per studiare la struttura interna del pianeta. Il prossimo rover invece, sarà inviato nel 2020 con la missione ExoMars, Obiettivi? Cercare tracce di una vita passata e dimostrare la presenza di risorse fondamentali per l’esplorazione umana, come il combustile. Il primo razzo che entrerà nell’orbita di Marte, con una navicella che poi possa tornare sulla Terra, sarà il primo passo per preparare le future missioni con equipaggio. Si dovrebbe cominciare nel 2030 per culminare con lo storico ammartaggio. Questo, se il lavoro svolto negli anni precedenti con la Luna andrà come previsto. Noi incrociamo le dita.