Fra Terra e Luna c’è un legame strettissimo, tanto che alcuni scienziati parlano di pianeta doppio. Eppure, della Luna sappiamo ancora poco. Come si è formata? Qual è la sua struttura interna? Ci sono diverse ipotesi, ma dare una risposta definitiva a queste domande non è semplice. Per esempio, lo studio dei terremoti lunari, o lunamoti, aveva lasciato credere che questi fossero causati solo dalle forze mareali, cioè dall’influenza gravitazionale della Terra sulla Luna. Tuttavia, una ricerca pubblicata su Nature Geoscience rimescola le carte in tavola. Gli scienziati hanno rielaborato i vecchi dati dei sismografi lunari con un nuovo modello, scoprendo che alcuni dei terremoti più superficiali potrebbero essere dovuti ad attività tettonica. Questo significherebbe che la Luna è geologicamente più attiva di quello che pensavamo.
Lunamoti, la Luna che sussulta
Tra il 1969 e il 1977, sulla Luna, hanno regolarmente funzionato quattro sismometri. Oggi non sono più attivi, ma si trovano ancora nei siti di atterraggio delle missioni 12, 14, 15 e 16 del programma Apollo. In otto anni di attività, questi sismografi hanno registrato 28 terremoti lunari, o lunamoti. Si tratta di eventi di magnitudo compresa fra 1 e 5 della scala Richter, di cui non è semplice individuare l’epicentro. Infatti, le posizioni degli epicentri sono conosciute con scarti anche di 90 chilometri. Questa grande incertezza è dovuta ai pochi sismografi presenti (solo quattro) che devono coprire l’intera superficie lunare, oltre che alla diversa struttura interna della Luna rispetto alla Terra. Ovviamente, più è debole il terremoto, oppure maggiore è la sua distanza dal sismografo, più difficile sarà stabilire con precisione la posizione del suo epicentro.
Alle misure dei sismografi, si sono aggiunte, nel 2010, le foto ad alta risoluzione scattate dalla missione Lunar Reconnaissance Orbiter, che hanno mostrato nuovi dettagli della superficie lunare. Infatti, sono state individuate delle faglie che, secondo l’analisi dei geologi, potrebbero avere solo 50 milioni di anni. Faglie giovanissime in termini geologici e che quindi potrebbero essere ancora attive.
Dove nascono i terremoti lunari
Alcuni dei 28 terremoti lunari registrati dai sismografi sono più superficiali, cioè hanno un ipocentro meno profondo. Questi lunamoti, dicono i ricercatori, potrebbero essere associati all’attività delle giovani faglie. Tuttavia, come accennato, le posizioni degli epicentri di questi terremoti sono molto difficili da individuare con precisione. I ricercatori coordinati da Thomas Watters hanno sfruttato l’algoritmo che si usa nelle reti di sismografi terrestri (Sparse Seismic Networks) adattandolo ai sismografi e alla morfologia lunare. Così facendo hanno ottenuto nuove, più accurate, stime della posizione degli epicentri dei lunamoti.
I risultati hanno mostrato che gli epicentri di otto terremoti superficiali cadono sempre entro un raggio di 30 chilometri da una faglia. Questa distanza è proprio quella entro cui – sulla Terra – si verificano forti scosse della crosta causate dallo scorrimento di una placca su un’altra. Per analogia e con le dovute differenze per la Luna, questo potrebbe essere la prova di una faglia attiva e quindi di un’attività tettonica del nostro satellite.
Watters e soci non si sono fermati qui. Hanno analizzato anche i momenti in cui sono avvenuti gli otto terremoti scoprendo che sei di questi si sono verificati quando la Luna era vicina (15 mila chilometri) all’apogeo, cioè il punto di maggior distanza dalla Terra. In questo punto, lo stress cui è sottoposta la Luna raggiunge un picco. L’analisi delle forze di stress ha mostrato che con la Luna quasi in apogeo, i terremoti dovuti a scorrimenti delle faglie sono più probabili.
Altre evidenze di una recente attività
Le prove a sostegno dell’attività tettonica lunare non si fermano alle posizioni di terremoti passati. Un’altra prova sarebbero i disturbi della regolite. La regolite è il primo strato di suolo lunare, costituito da materiale cedevole a grana fine (ricordate le impronte degli astronauti?). La regolite in corrispondenza di pendii o scarpate risulta smossa, probabilmente proprio a causa dei terremoti. I ricercatori se ne sono accorti analizzando le fotografie dove si nota la comparsa di materiale con una luminosità maggiore rispetto alla regolite più vecchia e scura, consumata dall’esposizione allo spazio. Oltre alla regolite, un’altra indicazione arriva dai massi. In corrispondenza di pendii si notano zone con le tracce delle scie dovute al loro rotolamento. Questi massi sono stati rintracciati in corrispondenza di scarpate e faglie inverse, cioè proprio quelle faglie che si formano a causa dello scorrimento orizzontale di placche di crosta.
Nonostante le forze di marea siano determinanti nello sviluppo dei terremoti, i ricercatori non escludono che una combinazione tra forze mareali e un’attività tettonica sia possibile. “Concludiamo”, scrivono gli scienziati nel loro articolo, “che la vicinanza dei terremoti alle faglie insieme ai disturbi della regolite e al movimento dei massi vicino alle faglie dia un forte suggerimento sul fatto che la Luna è tettonicamente ancora attiva”.
Riferimenti: Nature Geoscience