Lo scorso 25 maggio il telescopio più potente del mondo, il Large Binocular Telescope, collocato in Arizona (Usa), ha aperto gli occhi sull’universo, e subito ha dimostrato la sua potenza restituendo immagini che per dettagli e chiarezza battono quelle di Hubble tre a uno. Finora le fotografie migliori erano state scattate dal telescopio spaziale, ma il dispositivo di ottiche adattive installato su Lbt gli ha permesso di ottenere il nuovo primato. In pratica, il First Light Adaptive Optics (Flao), questo il nome del dispositivo, è riuscito a ridurre quasi totalmente i disturbi causati dalla turbolenza atmosferica, scattando quindi immagini simili a quelle che potrebbero essere ottenute collocando il telescopio nello spazio.
Il livello di dettaglio di un’immagine astronomica dipende principalmente dalla grandezza dello specchio che cattura la luce e dalla turbolenza dell’atmosfera. Specchi più grandi catturano più luce e permettono di avere immagini a più alta risoluzione. Il segreto di Lbt è negli occhi: due specchi principali affiancati di 8,4 metri di diametro ciascuno equivalenti a uno di 22,8 metri, oggi non realizzabile, abbinati a un nuovo sistema di ‘ottiche adattive’. Cuore di questo sistema è uno specchio secondario di 91 centimetri di larghezza e 1,6 millimetri di spessore, ideato e sviluppato dal personale dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) dell’Osservatorio Astrofisico di Arcetri.
Nella videointervista Piero Salinari, ricercatore Inaf dell’Osservatorio astrofisico di Arcetri, spiega le caratteristiche innovatrici di Lbt e il ruolo che ha giocato la ricerca italiana nella sua progettazione e realizzazione. (a.l.b.)