SONO sempre meno gli italiani che donano – 6 milioni di donatori in meno in 10 anni –, ma la ricerca medico-scientifica rimane al primo posto tra le buone cause prescelte mentre le associazioni pazienti occupano l’ultima posizione. La donazione è però fatta in modo selettivo: fra tutte le malattie per cui si decide di devolvere un contributo, quelle infettive (HIV/AIDS, Epatiti, malattie a trasmissione sessuale, malattie tropicali) rappresentano il fanalino di coda. L’ultima posizione è il risultato di diverse ragioni ma emerge chiaramente un pregiudizio di fondo, in particolare per l’HIV: secondo gli intervistati, sono malattie che dipendono dallo stile di vita di chi le contrae e per questo non meritevoli di donazione. A dare le cifre è GFK-Eurisko che, per conto di Gilead, ha condotto una ricerca su un campione significativo della popolazione italiana.