Stress, cattiva abitudine, semplice vizio da correggere o sintomo di qualcosa di più serio? L’onicofagia, comunemente nota come l’abitudine di mangiarsi le unghie, è diventato un argomento discusso. Finora considerato per lo più solo come un brutto vizio, potrebbe essere considerato invece come un sintomo di un disturbo ossessivo-compulsivo (Ocd), da aggiungere alla lista dei criteri diagnostici che saranno pubblicati nella prossima edizione del Dsm (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali). Ma non tutti i medici e gli psichiatri sono d’accordo, come racconta un articolo pubblicato su The Guardian che denuncia i limiti di questi metodi diagnostici.
Le malattie mentali comprendono una varietà di psicopatologie la cui diagnosi si basa su una serie di criteri standard definiti dal Dsm, una specie di bibbia per psichiatri e psicoanalisti, pubblicato dall’American Psychiatric Association. In base a questi criteri, una persona è considerata malata se presenta un certo numero di sintomi caratteristici di uno specifico disturbo psichico. Tuttavia, l’applicazione rigida di questi criteri ha causato accesi dibattiti all’interno della comunità medica, soprattutto riguardo alla validità scientifica di alcuni di essi.
“Un numero sempre più alto di comportamenti finora considerati normali è continuamente aggiunto alla lista dei sintomi identificativi di malattie mentali, come l’Ocd o altri disturbi psichici” – scrive lo psiconalista Darian Leader, autore dell’ articolo sul The Guardian: “Quasi tutti i comportamenti umani che deviano leggermente dalla normalità stanno assumendo una caratteristica patologica; di conseguenza dagli anni Ottanta a oggi si è passati da 180 possibili disordini mentali a quasi 400”.
Un esempio è appunto l’inclusione dell’onicofagia come sintomo ossessivo-compulsivo. Mangiarsi le unghie è un’abitudine molto comune. Per alcune persone è una reazione alla timidezza, alla rabbia o allo stress; per altre è un’azione autolesionistica e punitiva. Per altre ancora è un comportamento irrilevante o addirittura piacevole. Il consenso generale nell’ambito della comunità medica è che non è possibile stabilire l’aspetto patologico di questo gesto senza capire le cause che lo provocano.
Secondo Leader, basare la diagnosi di un disturbo mentale semplicemente sulla presenza di un gruppo di sintomi, come mangiarsi le unghie, sminuisce il compito dello psichiatra e introduce un’interpretazione rigida del comportamento umano. È chiaro che in un sistema medico in cui il tempo che lo psichiatra può dedicare a ogni paziente è limitato, una diagnosi metodica di questo tipo è estremamente efficace e riduce i costi. Tuttavia, scrive l’autore, “questo approccio non tiene in considerazione le motivazioni e il significato di certi comportamenti per l’individuo in questione ed è professionalmente e umanamente inaccettabile. È solo ascoltando ciò che il paziente ha da dire che si può capire quale comportamento è normale e quale è patologico e decidere come e se intervenire”.
Credits immagine: Jordan Canning/Wikipedia