Le mascherine chirurgiche rallentano la diffusione del coronavirus

mascherine chirurgiche

Mantenere la distanza di sicurezza di almeno un metro e lavarsi regolarmente le mani con acqua e sapone rimangono le principali misure per rallentare la diffusione del nuovo coronavirus, Sars-CoV-2. Eppure, anche le mascherine chirurgiche, se associate alle due precedenti raccomandazioni, possono contribuire a contenere i contagi, e a prevenire, quindi, che una persona positiva al coronavirus ne infetti altre.

Ad affermarlo è una nuova ricerca svolta prima dell’attuale pandemia, frutto della collaborazione delle università del Maryland e di Hong Kong, che evidenzia come le mascherine chirurgiche possano aiutare a prevenire malattie respiratorie stagionali, ma anche la Covid-19, perché in grado di ridurre significativamente la quantità di vari virus che si trasmettono per via aerea. I risultati sono stati appena pubblicati su Nature Medicine, arrivano nel pieno delle discussioni sulle modalità di utilizzo delle mascherine. Solo pochi giorni fa, per esempio, gli statunitensi Centers for Disease Control and Prevention raccomandavano l’uso di protezioni in tessuto (cloth face coverings), e la Regione Lombardia ha imposto, non senza polemiche, l’uso obbligatorio di mascherine o sciarpe come schermo.

L’efficacia delle mascherine chirurgiche

Servendosi di uno speciale macchinario chiamato Gesundheit II, il team di ricercatori è riuscito a misurare la quantità di vari virus presenti nel respiro di 246 persone con sospette infezioni virali respiratorie. Il macchinario, quindi, ha confrontato la percentuale di particelle virali espirata dai positivi con e senza mascherine chirurgiche.

Dagli esperimenti condotti in laboratorio è emerso che queste possono ridurre la diffusione da parte di persone infette (che nel caso del nuovo coronavirus potrebbero essere anche asintomatici) di malattie causate dal virus dell’influenza, i rinovirus e i coronavirus. “In 111 persone infettate da coronavirus, virus influenzale o rinovirus, le mascherine chirurgiche hanno ridotto le quantità rilevabili di virus sia nelle goccioline respiratorie sia negli aerosol per i coronavirus stagionali e nelle goccioline per il virus influenzale”, ha spiegato Nancy Leung, autrice principale dello studio. “Al contrario, le mascherine chirurgiche non hanno ridotto i livelli di rinovirus”.

Servono a proteggere anche chi è in salute?

Lo studio, tuttavia, non affronta la questione se le mascherine chirurgiche possano fornire una protezione dalle infezioni a chi le indossa. Anche se, spiegano i ricercatori, questi dati forniscono comunque informazioni per poter incoraggiare le persone a uscire dalle proprie abitazioni indossando una mascherina. “In tempi normali, se non fossero state dimostrate efficaci in studi del mondo reale, non lo avremmo consigliato”, ha spiegato il co-autore Don Milton. “Ma nel mezzo di una pandemia, siamo disperati. Penso che se rallentano anche solo un po’ la trasmissione, valga la pena provare”.

Droplets e aerosol

La principale modalità di trasmissione del nuovo coronavirus è tramite le goccioline di saliva (droplets), che presuppone un rischio di contagio in caso di contatto piuttosto ravvicinato. Qualche studio però nelle ultime settimane ha suggerito che il virus possa diffondersi anche tramite aerosol – in determinate condizioni, non sempre replicabili nella vita quotidiana – ossia particelle più piccole e leggere, che possono perciò rimanere sospese in aria per più tempo.

Sebbene lo studio sia stato condotto prima dell’attuale pandemia, affermano i ricercatori, Sars-CoV-2 e gli altri coronavirus stagionali sono strettamente correlati e possono avere dimensioni delle particelle molto simili. “Il nostro studio mostra che minuscole particelle di aerosol possono effettivamente diffondersi nell’aria”, spiega Milton, suggerendo che potrebbe essere possibile contrarre la Covid-19 non solo tossendo, ma semplicemente inalando il respiro di un positivo, sia che abbia sintomi o meno. “L’abilità delle mascherine chirurgiche di ridurre le quantità di coronavirus nelle goccioline respiratorie e negli aerosol implica che queste possono contribuire a rallentare la diffusione della Covid-19 se indossate da persone infette”, ha aggiunto il co-autore Ben Cowling, epidemiologo dell’Università di Hong Kong.

Le mascherine chirurgiche in Italia

A valutare l’efficacia delle mascherine chirurgiche delle aziende italiane riconvertite alla loro produzione è stata anche l’Arpa Lazio, in collaborazione con il Dipartimento di scienze e tecnologie chimiche dell’università di Tor Vergata. Per farlo, i ricercatori si sono serviti di specifici test in grado di misurare l’efficienza delle mascherine chirurgiche nell’abbattere l’aerosol atmosferico. Queste mascherine, tuttavia, non dispongono della certificazione di legge e devono essere valutate in base alla loro efficacia, osservando la quantità di particelle che le oltrepassano.

I ricercatori si sono serviti di un metodo che permette di determinare la percentuale di particelle trattenute dalla mascherina nelle diverse frazioni granulometriche, sia in fase di espirazione che inspirazione. Hannco così osservato che dei lotti analizzati, le mascherine chirurgiche con efficienza di filtrazione maggiore del 95% (le mascherine chirurgiche certificate hanno valori dai 97% in su), in entrambi i sensi di aspirazione, erano quelle realizzate con tre strati di tessuto di cui almeno due strati di tessuto non tessuto (Tnt). 

Riferimenti: Nature Medicine; Arpa

Credit immagine di copertina: Noah on Unsplash

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