Le foto e le biografie nel risvolto di copertina li presentano come quattro ragazzi allegri; le storie che raccontano in questo libretto a quattro mani testimoniano una grande competenza relazionale, una grande capacità professionale, una profonda conoscenza del dolore.
Dolore vissuto giorno per giorno, notte per notte nelle corsie dell’ospedale dove questi giovani medici lavorano, affrontato senza alcuna retorica ma con l’impegno di fare sempre del proprio meglio, vicini ai loro pazienti ma separati da maschere, tute protettive e filtri di vario tipo. Imparando, come scrive Davide Tizzani, il prezzo della verità e della menzogna ma sempre ricordando come essere umani. Questo libro, tra tante testimonianze, raccoglie anche lo sconforto di Francesca Bosco e la necessità di resistervi; si ricordano le difficoltà della comunicazione telefonica con i parenti dei malati: ”Per quanto noi cerchiamo di parlare lentamente, le persone comprendono un decimo di ciò che diciamo loro – scrive Michela Chiarlo– perché noi pensiamo di essere chiari e non lo siamo; e quello che vorrebbero sapere non glielo diciamo”.
Michela Chiarlo, Francesca Bosco, Davide Tizzani, Federica Zama Cavicchi
Abbracciare con lo sguardo. Cronache dal reparto covid
Il Pensiero Scientifico Editore, 2020.
pp. 124, € 15,00
Gli sguardi dei malati si perdono nei macchinari della ventilazione forzata, della terapia intensiva; quelli dei medici si perdono nella sensazione di impotenza, nell’incertezza, nel non sapere come rispondere alla domanda di tutti: che probabilità ho di svegliarmi? Ma esistono anche i malati che sanno dare sollievo agli altri, con gesti di amicizia, di comprensione, di competenza acquisita attraverso il proprio stesso star male. Gentilezza senza retorica, profondamente umana, che aiuta se stessi e gli altri nella lotta contro un avversario invisibile, mentre i medici inventano espedienti di sopravvivenza e imparano a loro volta a chiedere, a darsi aiuto.
Malattia-sofferenza, solitudine-sofferenza, paura-sofferenza, stanchezza-sofferenza, morte-sofferenza… annidata in ogni angolo, nei gesti, nelle videochiamate ai parenti, nelle intubazioni da fare… ed ogni tanto la piccola felicità di un gesto di solidarietà, di un apparecchio che funziona, di una mano da stringere, di un abbraccio attraverso i dispositivi di protezione individuale; la piccola felicità sostenuta dai ricordi di vita passata e dalla speranza in un futuro vicino, ma anche dall’orgoglio di saper fare il proprio lavoro, di saper essere responsabilmente vicini a chi soffre da solo. “E se malauguratamente vedrete le nostre lacrime – scrive Francesca Bosco– sappiate che non sono di burn out né di frustrazione: stiamo esattamente dove dobbiamo e vogliamo essere e abbiamo gli strumenti per affrontare la pandemia”. Ma “capiamo cosa provate e soffriamo con voi”.
Le storie che mettono in evidenza momenti importanti della relazione con i malati e gli stati d’animo con cui i medici affrontano la quotidianità dell’emergenza sono accompagnate da foto dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino, dei reparti attrezzati per i pazienti covid, degli strumenti e dei monitoraggi, dei cartelli che avvertono o proibiscono modificando la vita nelle nuove condizioni.
Credits immagine di copertina: Tai’s Captures on Unsplash