NOI ASTRONAUTI siamo esploratori. Non solo dello spazio. Anche dei limiti della fisiologia umana: dice Luca Parmitano. E lui lo sa bene, avendo passato sei mesi sulla Stazione spaziale internazionale e facendo del suo corpo un laboratorio di ricerca per la medicina avanzata. «L’obiettivo – dice l’astronauta agli oltre 400 scienziati ed esperti riuniti all’ultimo Congresso Internazionale di Medicina Aeronautica e Spaziale, a Roma – è quello di capire cosa ci consente di restare vivi in fase di lancio e in salute durante la permanenza dello spazio ». Perché quello che accade lassù ha delle importantissime ricadute anche sulla Terra. «La Space Station è un banco di prova per capire cosa succede agli esseri umani in condizioni critiche», conferma il tenente colonnello Paola Verde, capogruppo Fattori umani del reparto Medicina aeronautica e spaziale del laboratorio di Pratica di Mare, dove si addestrano i piloti militari e si raccolgono i dati psicofisici relativi al loro stato di salute e alle loro performance. «Nel giro di pochi anni – continua Verde – i voli stratosferici (quelli che viaggiano tra i 13 e i 60 mila metri di altitudine, ndr) saranno alla portata di tanti passeggeri. Dunque è opportuno conoscere in anticipo quali possono essere gli effetti di quote assai superiori a quelle dei voli di linea sull’organismo dei comuni viaggiatori.