Tredici anni e due giorni. È questo il tempo che dovrà aspettare chi di noi perderà l’imminente appuntamento con il transito di Mercurio davanti al Sole. Lunedì 11 novembre, dalle nostre 13.35, sarà infatti possibile osservare Mercurio muoversi sul Sole come un piccolo neo nero per circa tre ore, fino al tramonto. Quello successivo sarà solo invece nel 2032 (l’ultimo è stato il 9 maggio del 2016).
Transito di Mercurio, un evento raro ma non troppo
Mercurio è il primo pianeta del Sistema solare, il più vicino alla nostra stella. Questa vicinanza lo rende difficilmente osservabile se non quando il Sole è basso sull’orizzonte. I passaggi del pianeta sono solitamente visibili dalla Terra i primi di maggio e i primi di novembre, in media 13 volte in un secolo, .
Come osservare il passaggio di Mercurio davanti al Sole
La mappa della Nasa mostra dove e quando sarà visibile il transito di Mercurio in tutta la Terra. In Italia il fenomeno sarà osservabile, ma non in tutta la sua interezza (in totale durerà oltre cinque ore). La parte finale del passaggio del pianeta non sarà infatti visibile perché avverrà per le nostre zone dopo il tramonto.
Il diametro angolare (ovvero il diametro rispetto alla distanza dall’osservatore) di Mercurio è troppo piccolo per essere visto a occhio nudo, ricordano dall’Unione astrofili italiani, che all’evento hanno dedicato uno speciale. Sarà necessario munirsi quindi di telescopi e binocoli, forniti degli opportuni filtri per evitare danni gravi e permanenti alla vista.
I transiti di Mercurio più famosi
È il 7 novembre del 1631 quando Pierre Gassendi, astronomo francese, descrive per la prima volta il transito di Mercurio davanti al Sole. L’osservazione del fenomeno permise a Gassendi di studiare il primo pianeta del Sistema solare e di definirne con maggiore precisione le dimensioni e l’orbita. Nello stesso anno, ricorda la Nasa, Thomas Harriott e Galileo Galilei avevano puntato i loro telescopi sul pianeta.
Lo studio dei passaggi dei pianeti davanti al Sole fornisce importanti informazioni agli astronomi sul Sistema solare e sulle orbite dei corpi celesti. In particolare, l’osservazione dei transiti è molto utile per scoprire la presenza degli esopianeti, i pianeti che si trovano fuori dal nostro Sistema solare.
(Credits immagine di copertina: NASA’s Goddard Space Flight Center/SDO/Genna Duberstein)