Si può migliorare il proprio quoziente intellettivo?

quoziente intellettivo

La cultura si allena con lo studio e la curiosità. Cosa dire invece dell’intelligenza? La risposta dipende ovviamente dalla definizione che ne diamo (e non è facile trovarne una che metta tutti d’accordo), ma probabilmente la maggior parte di noi risponderebbe che no, l’intelligenza non si può allenare, perché la vediamo come una qualità innata, decisa dalla nascita. Che dire allora dei metodi che utilizziamo per valutarla? Nei test del quoziente intellettivo e nei test cognitivi, molto usati in alcuni sistemi scolastici (non nel nostro), la pratica migliora i risultati? Effettivamente, la risposta in questo caso sembra positiva. Che questo voglia dire, o meno, diventare più intelligenti, ovviamente, è tutta un’altra storia.

Una storia millenaria

Come raccontano in un articolo su The Conversation gli psicologi Giovanni Sala, dell’università di Liverpool, e Fernand Gobet, della London School of Economics and Political Science, l’utilizzo di test standardizzati di valutazione ha una storia millenaria, di cui l’esempio più celebre è probabilmente il sistema di valutazione utilizzato dall’impero cinese per il reclutamento dei funzionari dell’apparato amministrativo statale: già dalla fine del sesto secolo, infatti, queste ambitissime cariche erano attribuite con un complicatissimo esame scritto, che richiedeva una preparazione certosina e veniva superato da appena il 5% degli esaminandi.

L’utilizzo di test del Qi e test cognitivi è invece molto più recente, e anche più controverso. I test cognitivi, in particolare, sono pensati per valutare le potenzialità degli studenti e (a volte) vengono utilizzati come test di ingresso negli istituti scolastici. Nel mondo anglosassone, il più diffuso è il cognitive ability test (Cat) 4, che valuta ragionamento verbale e non verbale, ragionamento quantitativo e spaziale. Quattro ambiti collegati tra loro, e in cui le capacità individuali non dovrebbero dipendere dalle conoscenze che si possiedono, ma sono in qualche modo innate.

Stesso discorso vale per i test del Qi, come quello sviluppato dal Mensa, la più grande associazione che riunisce le persone “ad alto potenziale”, cioè quelle con un quoziente intellettivo che raggiunge o supera il 98esimo percentile (più “intelligenti” quindi del 98% della popolazione mondiale).

La pratica rende perfetti

Praticamente ogni attività che svolgiamo diventa più facile con l’allenamento. E in effetti, lo stesso vale per qualunque tipo di test, compresi quelli dell’intelligenza. Uno studio del 2015 ha dimostrato, ad esempio, che ripetere un quiz di logica (o ragionamento non verbale) per due volte migliora quasi sempre i risultati ottenuti. Con un effetto paragonabile a circa 8 punti di Qi in più.

In effetti, i test di questo tipo sono pensati per valutare le capacità di risolvere problemi nuovi, la rapidità con cui si trovano nuovi punti di vista e nuove strategie di risoluzione. E quindi funzionano al meglio quando chi vi si sottopone non conosce il test. Familiarizzando con i quiz di logica si impara invece a riconoscere il tipo di problemi che pongono, e le strategie con cui vanno risolti. E di conseguenza, i risultati migliorano. Non a caso, il test del Mensa non è disponibile al pubblico, proprio per assicurarsi che i risultati siano quindi il più affidabili possibile.

Con l’allenamento, quindi, è assolutamente possibile migliorare le proprie performance nei test cognitivi e del quoziente intellettivo. E nei paesi come il Regno Unito in cui i test cognitivi sono utilizzati come esami di ammissione negli istituti scolastici più prestigiosi, ha quindi perfettamente senso allenarsi. Ma questo non rende più intelligenti: il consenso tra gli scienziati cognitivi è che l’intelligenza sia una qualità che non può essere allenata, per quanto duramente ci si provi. Fortunatamente, molti altri aspetti della nostra personalità lo sono. E visto che curiositàforza di volontàcultura, sono altrettanto importanti per essere felici e ottenere gratificazioni personali, accademiche e professionali, non è il caso di fissarsi troppo sulla cosiddetta “intelligenza”; meglio, piuttosto, fare il possibile per migliorarsi costantemente.

via Wired.it

Credit foto: Mario Aranda da Pixabay