La tecnologia scende in campo – o meglio in mare – per evitare che si ripetano tragedie come la recente strage di Lampedusa, costata la vita a oltre trecento migranti. Parliamo dell’operazione Mare Nostrum, una task-force militare-umanitaria fortemente voluta dal Consiglio dei Ministri perché il Mediterraneo non sia più un “mare di morte”, come ha dichiarato lo stesso premier Enrico Letta. Con un duplice obiettivo: rafforzare il livello di sorveglianza in alto mare, garantendo così il controllo dei flussi migratori, e migliorare le possibilità di soccorso a navi in difficoltà, incrementando così il livello di sicurezza delle vite umane.
“Fino a oggi”, ha spiegato il ministro della Difesa Mario Mauro, “il pattugliamento in alto mare avveniva con due grandi navi, due pattugliatori dotati di elicottero”. Con l’avvio di Mare Nostrum saranno a disposizione della marina militare italiana le tecnologie più avanzate attualmente disponibili: tra queste, per la prima volta, anche un’unità anfibia, la San Marco, che sarà operativa dal prossimo 18 ottobre. È un bestione da 133 metri e dislocamento a pieno carico di quasi 8mila tonnellate. Con una velocità di crociera di 20 nodi e un’autonomia di oltre 4500 miglia marine. La San Marco – un vero gioiello della marina – è dotata di un vasto ponte garage in grado di ospitare una gran varietà di veicoli e materiali (carri blindati, ambulanze, ruspe, materiali per allestire cucine e ospedali da campo). Ha un ponte di volo che permette il decollo e l’atterraggio di elicotteri sia di notte che di giorno e a bordo sono presenti una sala operatoria, un ambulatorio, un gabinetto odontoiatrico, una sala ginecologica e parto e un gabinetto radiologico. Tutto il necessario, insomma, per dare la prima assistenza a eventuali naufraghi in un ospedale supertecnologico galleggiante.
Il dispiegamento di forze non si ferma qui. Saranno anche impiegate unità più piccole, come pattugliatori, fregate ed elicotteri dotati di visori a infrarossi per individuare imbarcazioni e natanti anche in piena notte. E addirittura dei droni, come ha spiegato il titolare della Difesa. I famosi aerei senza pilota, che hanno trovato largo impiego – e suscitato innumerevoli polemiche – in ambito militare possono rivelarsi estremamente utili in situazioni di emergenza e nel pattugliamento costante dei mari. Una flotta di droni sorvolerà costantemente la zona del canale di Sicilia, monitorando la situazione in superficie e allertando in tempo reale le unità della marina che potranno intervenire tempestivamente per tamponare le emergenze.
Quanto costerà tutto ciò? Non sono state divulgate cifre precise, anche se il vicepremier Angelino Alfano ha precisato che l’operazione sarà finanziata “con i bilanci dei rispettivi ministeri” e che “non serve una nuova copertura”, anche perché “l’Italia rafforza la protezione della frontiera esterna e quando si calcolano i costi bisogna capire quali sarebbero i costi in assenza di questa missione”. Attualmente, sostiene ancora Mauro, spendiamo circa un milione e mezzo di euro al mese per la sorveglianza e il soccorso in mare – e con la nuova operazione la cifra è naturalmente destinata a salire. Ma non bisogna dimenticare che sull’altro piatto della bilancia ci sono migliaia di vite umane.
Via: Wired.it
Credits immagine: Marina Militare Italiana