Migrazioni forzate

L’aumento della temperatura di tre gradi previsto per questo secolo potrebbe mettere a rischio molte specie animali, tra cui gli uccelli, che si vedranno costretti a cambiare le loro rotte migratorie. Un allarme che ha portato alla pubblicazione del primo “Atlante climatico degli uccelli che nidificano in Europa”, realizzato dall’Università di Durham in collaborazione con la Birdlife International (l’associazione che in Italia è nota come Lipu, Lega italiana protezione uccelli).

Siamo appena usciti da uno degli anni che, secondo i climatologi della Nasa, è tra i più caldi degli ultimi cento. Una situazione che sembra destinata a peggiorare. Come conseguenza, secondo gli autori del volume, molte specie di volatili del Vecchio Continente saranno costrette a spostarsi in nuove e più limitate aree (è prevista una riduzione degli areali del 20 per cento in media). Inoltre, per un quarto delle specie tra le 461 considerate nell’atlante, ci sarà un elevato rischio di estinzione e si calcola che a fine secolo un elevato numero di uccelli si sposterà di circa 550 chilometri verso nord-est.

In Italia sarà a rischio di estinzione o di restringimento dell’areale riproduttivo circa il 60 per cento delle specie nidificanti. L’Airone bianco maggiore, il Gabbiano corso, il Picchio dorso bianco, la Pernice sarda e alcune specie di Mignattino sono gli uccelli maggiormente in pericolo. Sembra che solo il 22 per cento di tutte le specie italiane non sarà influenzato dal cambiamento climatico, mentre si prevede che almeno una ventina di nuove specie arriveranno dalla Spagna o dalla Grecia  per  nidificare nel nostro paese. Islanda, Norvegia, Svezia e Finlandia saranno i paesi maggiormente  ‘presi d’assalto’. “Lo scenario è molto preoccupante, senza dimenticare che vi sono altri fattori altrettanto importanti quali la distruzione dell’habitat e la modificazione della vegetazione che, se venissero considerati, porterebbero a previsioni peggiori di questa”, ha sottolineato Marco Gustin, responsabile Specie e Ricerca Lipu-BirdLife Italia. (s.m.)

1 commento

  1. Sono un antico cacciatore ed ornitologo per passione. Da oltre dieci lustri vago per le campagne toscane e, da quattro anni noto la completa assenza di specie di passo, una volta comuni e numerose, e la rarefazione di quelle sedentarie o micromigranti . Forse l’habitat è stato sconvolto, le colture tradizionali da secoli sono scomparse, l’uso indiscriminato di prodotti chimici in agricoltura ha fatto il resto, non parliamo quello dei diserbanti chimici. Il loro impatto totale è riscontrabile anche sulla salute umana, ma nessuno ne parla! Insomma gli uccelli sono un termometro sotto i nostri occhi. Pubblicai quarantanni fa un opuscolo sull’avifauna del Chianti, oggi , dopo osservazioni pluriennali riscontro la totale scomparsa di alcuni ospiti alati che erano stanziali ad es. i rampichini, il torcicollo, il caprimulgo e, purtroppo molti altri. Non niente altro da dire, se non che mal voluto …… con quel che segue.

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