Dopo le fatiche dell’atterraggio (complicato dal malfunzionamento di alcuni dispositivi), i problemi con le batterie e infine l’ingresso in uno stato di ibernazione, da Philae ora ci si aspetta di capire cosa ha scoperto durante le 60 ore circa in cui ha lavorato sulla sua cometa, la 67P/Churyumov–Gerasimenko. E qualcosa comincia già ad arrivare a 500 milioni di km di distanza. L’agenzia spaziale tedesca fa infatti sapere che la cometa è, meccanicamente parlando, un osso duro e che contiene molecole organiche.
A scoprire la durezza della superficie della cometa è stato lo strumento Mupus (Multi-Purpose Sensors for Surface and Sub-Surface Science, uno dei dieci a bordo di Philae) che ha provato a martellare, con forza crescente, il corpo celeste, senza riuscire ad andare in profondità. Si stima quindi che la cometa sia dura come il ghiaccio, come da attese per questi corpi celesti, anche se alcuni dati facevano pensare a una superficie parzialmente morbida per 67P/Churyumov–Gerasimenko. La conferma che le cose non stiano esattamente così arriva anche dai rilevamenti compiuti dall’esperimento Sesame (Surface Electrical, Seismic and Acoustic Monitoring Experiment), che mostra un cospicuo e resistente strato di ghiaccio sotto il sito del primo atterraggio, aggiungendo che l’attività della cometa sembrerebbe piuttosto bassa qui.
Ma i primi dati rispediti a Terra da Philae non finiscono qui. Sappiamo infatti che il driller (italiano) SD2 è stato attivato, anche se al momento non si conoscono informazioni precise sulla quantità e il peso del materiale campionato e ancor meno sulla sua natura. Eppure le analisi compiute dallo strumento Cosac (COmetary SAmpling and Composition) avrebbe compiuto analisi preliminari sull’atmosfera della cometa, rivelando la presenza di molecole organiche (con carbonio quindi, l’elemento centrale dellavita sulla Terra), per le quali si attendono analisi spettrali volte a capire quanto siano o meno complesse.
Nella foto: Il viaggio del lander Philae sulla cometa, ripreso dalla sonda madre Rosetta (Credits immagine: ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA)
Via: Wired.it