Mancanza di desiderio, anorgasmia, dolore durante la penetrazione: sono le disfunzioni sessuali femminili (dsf), cioè tutti quei disturbi che impediscono a una donna di avere rapporti sessuali completi e soddisfacenti. Diversamente che negli uomini (la mancata erezione è un sintomo abbastanza chiaro e oggettivo) non sono facili da diagnosticare né da trattare. E sino ad oggi sono state classificate prevalentemente come disturbi psicologici. Ora però due ricerche italiane, pubblicate sul Journal of Sexual Medicine, mostrano che queste hanno più spesso origini organiche. E rappresentano un campanello d’allarme da non lasciare inascoltato. Perché sarebbero strettamente correlate altre patologie come diabete, obesità, ipertiroidismo, iperlipidemia. Legame che è già stato ampiamente riscontrato e studiato negli uomini.
I due studi italiani, uno della Seconda Università di Napoli e uno dell’Università di Milano hanno calcolato l’indice di funzionalità sessuale femminile (Fsfi -Female sexual function index), attraverso un questionario standardizzato che prende in considerazione il desiderio, l’eccitazione, la lubrificazione, il raggiungimento dell’orgasmo, la soddisfazione dopo il rapporto e il dolore.
Nella ricerca della Seconda Università di Napoli, guidata da Katherine Esposito, l’indice è stato messo in relazione con l’iperlipidemia nelle donne in premenopausa. I risultati hanno mostrato che le donne con alti livelli di colesterolo e grassi nel sangue erano anche quelle con indici Fsfi più bassi, dunque affette probabilmente da una o più disfunzioni sessuali. Lo studio di Milano, invece, ha riscontrato una correlazione dello stesso indice con obesità, diabete e ipertiroidismo. “Nel maschio è ormai scontata la correlazione tra disfunzione erettile e queste (ma anche altre) patologie, nella donna invece questa correlazione non era ancora stata indagata”, spiega Antonio Pontiroli, dell’università di Milano.
“I meccanismi che legano queste patologie sono molto delicati e non completamente chiari”, prosegue il ricercatore, “non possiamo ancora dire quale sia la causa e quale l’effetto. Di certo, le disfunzioni sessuali possono essere un segnale di allarme per malattie croniche latenti che non si sospetta di avere, e non vanno sottovalutate”. Ci sono alcune evidenze inoltre – ma servirebbero ulteriori studi – che trattando l’obesità, il diabete e l’ipertiroidismo la vita sessuale delle pazienti potrebbe migliorare sensibilmente.
“Seguiremo tutte le pazienti coinvolte nello studio per altri cinque anni – conclude Pontiroli – per capire se le disfunzioni sessuali possano diventare anche indicatori di futuri problemi cardiovascolari, anche tenendo in considerazione che obesità e diabete sono due importanti fattori di rischio”.