Un interruttore genetico. Così i ricercatori della Harvard Medical School definiscono il gene PGC-1alfa, alla base della loro scoperta su alcune fibre muscolari di cui ben poco si sapeva fino ad ora: le fibre IIX. Nei topi in cui l’interruttore è stato acceso, grazie a un’operazione di ingegneria genetica, queste fibre sono prodotte in eccesso. Risultato: gli animali corrono più velocemente e si affaticano di meno degli esemplari non modificati. La loro resistenza, come dimostra lo studio pubblicato su Cell Metabolism, è fino al 25 per cento superiore.
I muscoli umani sono formati da quattro tipi diversi di fibre: due varietà a contrazione lenta, usate per le attività di resistenza, e una a contrazione veloce, per quelle di potenza. Il quarto tipo, presente in diversi muscoli, rimaneva un mistero. Ma ora la scoperta di Spiegelman e colleghi suggerisce che il contributo, finora sottostimato, di queste fibre alla capacità atletica sia davvero elevato. I migliori atleti, per esempio, potrebbero esserne naturalmente superdotati. O l’allenamento intensivo potrebbe portare l’organismo a produrne in numero maggiore della media.
In futuro, quindi, “gli atleti potrebbero avvantaggiarsi di questa scoperta con farmaci in grado di azionare l’interruttore”, ha dichiarato Zoltan Arany, uno dei ricercatori che ha contribuito allo studio. Ma, più probabilmente, ulteriori ricerche in questo campo permetteranno di trovare un modo per contrastare il decadimento muscolare tipico di patologie come la sclerosi laterale amiotrofica. (l.g.)