La musicoterapia aiuta il recupero cerebrale dei neonati prematuri

musicoterapia

C’è un modo efficace e non invasivo per stimolare lo sviluppo cerebrale dei bambini nati prematuri: fargli ascoltare musica. Non una musica qualsiasi, certamente, ma composizioni ad hoc e, soprattutto, eseguite con il punji, il flato usato dagli incantatori di serpenti indiani. Con questo tipo di musicoterapia, ricercatori dell’Università di Ginevra (UNIGE) e degli ospedali universitari di Ginevra (HUG) sono riusciti ad aumentare la connettività funzionale nei neonati prematuri, riducendone il gap rispetto ai nati a termine.

Dall’utero all’incubatrice, che stress!

Difficoltà di apprendimento, disturbi dell’attenzione o dello spettro emotivo sono comuni nei bambini nati prematuri (tra le 24 e le 32 settimane di gravidanza, circa quattro mesi prima del previsto). Ciò a causa dell’immaturità del cervello alla nascita. Per questa immaturità, e non solo, i neonati prematuri passano i primi giorni di vita in terapia intensiva dentro una incubatrice. Un ambiente controllato e protetto, certo, ma non così tranquillo. In queste culle tecnologiche, infatti, il bambino riceve stimoli inattesi e stressanti (porte che si aprono e si chiudo, rumori e allarmi di macchinari, voci estranee), molto diversi di quelli che ricevono nel grembo materno.

Tutto ciò, spiega Petra Hüppi, autrice dello studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), può avere delle forti ripercussioni sullo sviluppo cerebrale: “L’immaturità del cervello combinata con un ambiente sensoriale disturbante è il motivo per cui le reti neurali non si sviluppano normalmente”, spiega la ricercatrice. Visto che l’udito di questi bambini è sviluppato e, di conseguenza, anche fonte di stress, si è detta Hüppi, perché non far ascoltare loro con qualcosa di più armonioso e rilassante come la musica?

Musicoterapia per neonati

La musica è un’esperienza cognitivo-sensoriale ad ampio spettro, che chiama in causa funzioni uditive, cognitive, motorie ed emozionali, stimolando la regione corticale e subcorticale del cervello. Ma quale musica può essere adatta a stimolare, senza sovreccitare e stressare il cervello prematuro? A trovare una risposta a queste domane è stato Andreas Vollenweider, un compositore con esperienza nella direzione di progetti musicali con i bambini.

Con il supporto di un team specializzato nello sviluppo cerebrale infantile, Vollenweider ha individuato lo strumento più adatto a stimolare i neonati: il punji , il flato usato dagli incantatori di serpenti indiani). Il compositore ha quindi composto tre tracce sonore di otto minuti ciascuna, con punji, arpa e campane, specifiche per le diverse fasi della giornata dei bambini: il risveglio, il post risveglio e l’addormentamento.

Lo studio a doppio cieco

La ricerca ha coinvolto tre gruppi di bambini: due di nati pretermine (uno dei quali di controllo) e uno di nati a termine. Esami preliminari con la risonanza magnetica funzionale hanno mostrato nei primi un’attività funzionale più scarsa tra le aree del cervello, confermando l’effetto negativo della prematurità. Questa tecnica permette di creare mappe di connettività funzionale che permettono di individuare e studiare le interazioni tra le varie regioni neurali quando il cervello è sottoposto a stimoli specifici, in questo caso la musica. Quello che si ottiene sono delle vere e proprie immagini 3D del cervello in cui si illuminano determinate aree quando il cervello risponde a uno stimolo.

Più connessioni nel cervello con la musicoterapia

Nel gruppo di bambini pretermine sottoposto alla musicoterapia, le immagini hanno evidenziato un forte aumento delle connettività neuronali rispetto ai neonati prematuri non sottoposti allo stimolo musicale. Incremento che invece non si è rilevato sui nati a termine, suggerendo che la musicoterapia aiuti a compensare il mancato sviluppo in utero.

Apprendimento, socialità e gestione delle emozioni

Le aree del cervello stimolate dalla musicoterapia di Vollenweider sono state diverse: la rete della salienza e la rete uditiva, sensomotoria, frontale, il talamo e il precuneo. “La più interessata”, spiega Lara Lordier, neuroscienziata dell’HUG e UNIGE, “è la rete della salienza, che rileva le informazioni e ne valuta la pertinenza in un momento specifico, quindi crea il collegamento con le altre reti cerebrali che devono agire. Questa rete è essenziale, sia per l’apprendimento e l’esecuzione di compiti cognitivi, nonché nelle relazioni sociali o di gestione emotiva”.

Riferimenti: Music in premature infants enhances high-level cognitive brain networks, Pnas

Foto di Tawny van Breda da Pixabay

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