Nanoparticelle e staminali contro l’aterosclerosi

Nanoparticelle d’oro per bombardare le placche aterosclerotiche insieme a cellule staminali adulte per ricostruire le arterie. Entrambe le tecniche – utilizzo della nanotecnologia e terapia genica applicata ai vasi sanguigni – sono assolutamente sperimentali e testate solo sugli animali ma, secondo da Alexandr Kharlamov del Centro di Medicina Rigenerativa dell’Ural State Medical Academy in Yekaterinburg (Federazione Russa), potrebbero portare (tra una ventina di anni) a un trattamento completamente nuovo per la riduzione della formazione delle placche nelle arterie. I ricercatori russi stanno infatti esplorando questa strada e hanno condotto una sperimentazione su 19 maiali.

Per lo studio, presentato recentemente al congresso dell’American Heart Association (nella sessione Technological and Conceptual Advances in Cardiovascular Disease), sono state utilizzate particelle rivestite con nano strati di silicio e oro (strutture piccolissime del diametro inferiore agli 80 nanometri). Queste nanoparticelle sono state introdotte nel flusso sanguigno o direttamente nel cuore dei maiali, con o senza l’aggiunta di cellule staminali. Successivamente sono state colpite con luce laser. L’illuminazione causa un riscaldamento delle particelle che sembrano così poter “bruciare” le placche aterosclerotiche. I ricercatori hanno anche osservato che la presenza delle cellule staminali aumenta l’efficienza di distruzione delle placche. Nello specifico gli studiosi hanno usato tre diversi modi per veicolare le nanoparticelle: per iniezione nel cuore, insieme a cellule staminali; per infusione con microtubuli rivestiti di proteine, senza l’aggiunta di cellule staminali, oppure tramite trapianto chirurgico mini-invasivo a livello arterioso, di nuovo insieme alle staminali.

Rispetto ai maiali di controllo, che hanno ricevuto solo iniezioni di dosi saline, gli animali che trattati hanno mostrato una diminuzione del volume delle placche. In particolare la riduzione è stata del 28,9 per cento subito dopo le infusioni e del 56,8 per cento a sei mesi di distanza. Come osservano i ricercatori, i dati più incoraggianti si hanno dalla somministrazione di nanoparticelle insieme alle cellule staminali. In questo caso infatti, oltre a una notevole riduzione del volume delle placche, si sarebbe osservata anche la crescita di nuovi vasi sanguigni.

Riferimento: American Hearth Association

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