Quando, migliaia di anni fa, i nostri antenati si sono allontanati dall’Africa per migrare in altre parti del mondo, hanno incontrato e si sono incrociati con altre specie di ominidi, tra cui i Neanderthal e i Denisova (un gruppo i cui resti sono stati ritrovati in Siberia, e che sembra aver avuto un’origine diversa sia dai sapiens che dai Neanderthal). Che i diversi gruppi si siano incrociati è evidente dalle tracce presenti nel genoma umano, e che ancora hanno importanti conseguenze. Per esempio, le variazioni genetiche introdotte dai Neanderthal sono responsabili per il diverso funzionamento del sistema immunitario di europei ed africani. Ma non solo. In uno studio pubblicato su Current Biology, i ricercatori della University of Washington School of Medicine di Seattle hanno mostrato che incrociarsi con questi diversi ominidi avrebbe anche aiutato i sapiens ad adattarsi ai territori al di fuori dell’Africa.
“Il nostro studio mostra che l’ibridizzazione non è solamente un curioso fenomeno secondario della storia umana, ma al contrario che questa ha avuto importanti conseguenze e ha contribuito all’abilità dei nostri antenati di adattarsi ad ambienti diversi durante i loro spostamenti sul pianeta,” ha spiegato Joshua Akey, uno degli autori principali della ricerca.
Akey ha anche aggiunto che è relativamente facile identificare sequenze genetiche provenienti da questi ominidi: altri studi hanno già mostrato che le individui non Africani hanno ereditato circa il 2% del loro genoma dai Neanderthal, mentre persone di origini melanesiane avrebbero ereditato tra il 2 e il 4% di DNA dai Denisova. La parte complicata è capire in che modo queste sequenze influenzano la nostra biologia, i nostri tratti e la nostra storia.
Nello studio, i ricercatori hanno utilizzato delle mappe recentemente realizzate delle sequenze Neanderthal e Denisova identificate in oltre 1500 persone, divise quasi equamente tra individui provenienti dall’estremo oriente, dall’Europa e dal sud dell’Asia. Gli scienziati hanno anche analizzato i genomi di 27 partecipanti provenienti dalla Melanesia, una zona dell’Oceania che include Indonesia, Nuova Guinea, Fiji e Vanuatu: tutto questo per cercare sequenze di DNA provenienti da Neanderthal e Denisova.
Nonostante la maggior parte di queste sequenze sia stata trovata a basse frequenze (in media meno del 5%), i risultati hanno indicato 126 zone del nostro genoma dove questi geni compaiono molto frequentemente (fino al 65%). Sette di queste zone si trovano in parti del DNA che influenzano le caratteristiche della nostra pelle, 31 in aree coinvolte nel sistema immunitario.
“La frequenza così alta di queste sequenze è stata probabilmente incoraggiata perché esse erano vantaggiose,” ha spiegato Akey, “In particolare i geni coinvolti nel sistema immunitario, che è spesso l’obiettivo dell’evoluzione per adattamento.”
In generale, i geni ereditati da Neanderthal e Denisova sono importati per il modo in cui interagiamo con l’ambiente: l’ibridizzazione con questi ominidi sembra essere stata un modo efficiente per gli esseri umani moderni per adattarsi in fretta ai nuovi ambienti incontrati durante gli spostamenti, in particolare adattando il loro sistema immunitario alle possibili minacce presenti nelle nuove aree.
In futuro, i ricercatori si occuperanno di capire come questi geni hanno influenzato la capacità degli esseri umani di sopravvivere, e le conseguenze che questi potrebbero avere su alcuni tipi di malattie.
Riferimenti: Current Biology