Le balene e gli altri mammiferi del mare non competono con l’industria della pesca. Lo sostengono dei ricercatori dell’University of British Columbia di Vancouver, che hanno esposto la loro ricerca nel corso Commissione Baleniera Internazionale (Iwc) che si è conclusa oggi a Sorrento. Questa teoria contrasta con gli argomenti portati dal Giappone e dalla Norvegia per sostenere la caccia alle balene, secondo cui questi mammiferi si ciberebbero di molto pesce, danneggiando così l’industria peschiera. Ma l’accusa non regge. “Non si può dire che le balene competono con la pesca e che di conseguenza devono essere ridotte”, spiega Kristin Kaschner, una delle autrici dello studio, “E’ profondamente sbagliato. Esse semplicemente non mangiano lo stesso cibo nelle stesse aree”. La ricerca ha rilevato, attraverso dei modelli computerizzati che hanno diviso gli oceani in 180 mila celle, la coesistenza tra i mammiferi marini e le aree in genere usate per la pesca. Risultato: meno dell’un per cento di tutto il cibo consumato dai mammiferi proviene da aree coperte dalla pesca. Semmai potrebbe verificarsi un altro tipo di conflitto, avvertono gli autori. La pesca, infatti, può avere degli effetti negativi su alcune specie di mammiferi, come per esempio nel mare di Bering, dove a pagarne le conseguenze potrebbero essere i leoni marini della specie Steller. (r.p.)