Alessandra Arachi
Coriandoli nel deserto
Feltrinelli 2012, pp.137, euro 10,00
Alla mia età, è sempre più difficile che mi meravigli di qualcosa: le novità sono sempre meno, come si suol dire “è già accaduto tutto e il contrario di tutto”. Perciò, una invenzione letteraria priva di senso comune non dovrebbe meravigliarmi. Ma poi me ne arriva una come questo libro, in cui si parla (di? No…) “su” un mio venerato maestro, Enrico Persico; e degli ultimi giorni della Sua vita in un letto di ospedale.
E l’autrice materializza pensieri e vicende che Gli somigliano come un asino a un purosangue. Mi viene una crisi di malinconia più che uno scatto d’ira come sarebbe normale. Si parla di persone che ho conosciuto bene, ho amato e rispettato. Mi sento un burattino indolenzito a cui qualcuno sta tirando i fili. La lentezza dell’amore si invera nei neuroni lenti, da cui la bomba nucleare anziché il bacio di Nella Mortara a Persico; altri dettagli fino all’osceno: il Nobel se lo becca Fermi invece di Persico che riceve un innominabile premio di consolazione a via dei Capocci…
Lascio perdere, scrivo giusto per dare un’idea; ma non mi azzardo a imitare lo stile letterario, fastidioso come un singhiozzo.
Conclusione: non raccomandate questo libro a chicchessia! Perché in copertina ci sono i cani e Persico amava i gatti! (esempio inoppugnabile di verità storica?)