Notre Dame c’è, ancora. Anche se gravemente mutilata dalle fiamme, la struttura regge, per ora: si trattiene il fiato per la tenuta della parte muraria, come ha detto a France24 il sottosegretario agli Interni francese Laurent Nunez. La conta dei danni non è ancora cominciata ma sappiamo che le fiamme hanno divorato il tetto, le capriate e la guglia di Nostra Signora di Parigi, cattedrale simbolo dell’Europa cristiana e non solo. Lo sforzo dei 400 sapeurs-pompiers, i pompieri di Parigi, ha scongiurato il peggio, la totale distruzione, ma cosa resta ancora?
La guglia di Notre Dame
Al momento non si conoscono ancora le cause del rogo divampato alle 18,50 di ieri lunedì 15 aprile, a detta dei pompieri, proprio dalle impalcature montate per il restauro intorno alla guglia. Alta 45 metri, la flèche aveva uno scheletro di legno e una copertura di piombo ed è stata la prima anche a cedere: avvolta dalle fiamme è venuta giù verso le 19,50, un’ora dopo l’inizio dell’incendio. Non era originale ma era stata ricostruita nel 1860 durante una ventennale campagna di rinnovo e restauro guidata dall’architetto Viollet-Le-Duc, che si prese alcune libertà, come aggiungere i famosi gargoyles. Fortunatamente le sedici statue di rame degli apostoli e degli evangelisti che affiancavano la guglia erano state da poco rimosse proprio per essere restaurate.
Tegole e capriate: un tesoro medievale
Le fiamme hanno distrutto tre quarti del tetto a capriate di legno che proteggeva le sottostanti volte a crociera in muratura, che in buona misura hanno retto. Il tetto era ancora quello originario, realizzato a partire dal XIII secolo e terminato nel Trecento con la posa delle tegole in piombo, di quel tipico colore che è segno inconfondibile di Parigi.
Le straordinarie capriate di legno al di sopra della volta sono andate quasi completamente distrutte. Un’ossatura composta da travi e travetti di quercia, battezzata infatti la “foresta”, che ricopriva la navata centrale e il coro (100 metri in lunghezza, 13 metri in larghezza) – e i due bracci del transetto. Una parte era stata rimodernata nell’Ottocento, ma per lo più le capriate erano ancora quelle originarie medievali. Per esempio, in corrispondenza del coro, dietro all’altare, il legno era riciclato da una struttura precedente, del 1160-1170, le cui travi dovevano avere già trecento anni. Le capriate di Notre Dame erano dunque tra le più antiche di tutta Parigi. Non è difficile immaginare come questa foresta di travi abbia potuto trasformarsi in un inferno di fuoco.
Notre Dame, epicentro di Parigi
Fortunatamente, però, il peggio è stato evitato. Le due torri della facciata sono salve, anche se una è stata parzialmente colpita dal fuoco. All’interno è salvo il grande organo da 8000 canne. Più incerto il destino delle vetrate: il calore e i crolli potrebbero averne distrutto parte. Uno dei rosoni, come raccontato su Le Figaro, va smontato al più presto per evitare che crolli, mentre il rosone della facciata nord sembra essere stato risparmiato.
Ora sono in corso le valutazioni per capire la stabilità della struttura, ma intanto Notre Dame resta in piedi, al centro dell’Ile de la Cité. Consacrata nel 1182, la chiesa-simbolo della città ha attraversato la storia francese. Nel 1302 proprio a Notre-Dame si tennero i primi Stati Generali, sotto il re Filippo il Bello. E sul suo sagrato nel 1572 si sposarono la cattolica Margherita di Valois e il calvinista Enrico IV di Borbone, futuro re di Francia. Durante la Rivoluzione francese, Robespierre trasformò Notre Dame in un tempio del nuovo culto della Ragione e più tardi Napoleone vi si incoronò imperatore. Da più di 800 anni, insomma è l’epicentro della città.