Lucio Bianco
La ricerca e il bel paese. La storia del CNR raccontata da un protagonista. Conversazione con Pietro Greco
Prefazione di Raffaella Simili
Postfazione di Luciano Canfora
Saggine – Donzelli Editore, Roma 2014
Pp. 149, € 18,50
La storia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) è parte importante sia della storia della ricerca in Italia sia della storia dei rapporti tra scienza e politica. Lucio Bianco, che è stato Presidente dell’ente dal marzo 1997 fino al maggio 2003, ne racconta lo sviluppo e la crescita, a partire dai tempi della sua fondazione a opera del matematico Vito Volterra nel 1923. L’incontro col giornalista Pietro Greco permette a Bianco di esporre in forma di conversazione le vicende di cui è stato direttamente protagonista, ricordando i retroscena politici che hanno condizionato nel tempo la ricerca in Italia. E’ importante, sostiene Bianco, che i giovani di oggi conoscano il ruolo svolto dal Cnr fin dalla sua fondazione, per poter riflettere consapevolmente sulla situazione attuale e sulle scelte fatte negli ultimi anni dai ministri che via via si sono succeduti.
La struttura stessa del Cnr è stata via via determinata, racconta Bianco, dai rapporti con la ricerca scientifica universitaria e con le richieste dell’industria. Per salvaguardare le esigenze di autonomia dell’ente e realizzare una rete della ricerca italiana vennero creati quindi i “Centri di studio” dentro gli istituti universitari, e gli “Istituti“ presso altri enti o amministrazioni, con l’obiettivo di sviluppare ricerca interdisciplinare sganciandosi dalle logiche tipiche del mondo accademico. Sotto la presidenza di Giovanni Polvani nascono poi i “Progetti speciali” che investono risorse umane e finanziarie per sviluppare ben precise direzioni di ricerca. Negli anni ‘70 vengono avviati i “Progetti finalizzati”, che promuovono una ricerca orientata allo sviluppo economico, e cercano una cooperazione tra tutte le forze scientifiche del paese su temi di interesse generale (salute, territorio e ambiente, risparmio energetico e fonti alternative, fonti alimentari e tecnologie avanzate).
Poi è la volta, negli anni ’90, dei “Progetti strategici” come il Progetto Genoma (che con Renato Dulbecco permetterà di sequenziare il Dna del genoma umano), e diversi altri Progetti di rilevanza internazionale. Ma la crisi finanziaria costringe lo Stato a operare i primi tagli sulla ricerca e si comincia a parlare di riforma del Cnr. Lucio Bianco, nuovo Presidente, è costretto ad affrontare una situazione non facile, e descrive i suoi rapporti con l’allora Ministro Luigi Berlinguer, mettendo in evidenza sia le divergenze che i punti di accordo. La riforma che di quel ministro porta il nome prevedeva infatti che l’istituzione politica, cioè il ministero, assumesse la direzione strategica della ricerca, privando il Cnr della sua storica autonomia. La riforma non era ancora conclusa né sperimentata quando il nuovo ministro Letizia Moratti affidò la realizzazione di un nuovo progetto di riforma alla società Ernst&Young, una multinazionale specializzata in marketing e organizzazione aziendale.
Lucio Bianco descrive con amarezza gli ultimi anni della sua presidenza, le sue critiche a un piano di ristrutturazione calato dall’alto e mai discusso con i dirigenti dell’ente, che avrebbe limitato drasticamente l’autonomia della ricerca e sottoposto il Cnr a un rigido controllo politico. Praticamente costretto alle dimissioni, pur dopo aver vinto un ricorso con cui si opponeva al decreto ministeriale di commissariamento, Bianco abbandona la presidenza nel 2003. La ricerca, conclude così Bianco nella sua conversazione con Greco, non è stata mai al centro degli interessi della classe politica italiana, e mai è stata maltrattata come ora. Colpa, in parte, del mondo accademico, dei sindacati corporativi, di una pesante discriminazione nella ripartizione delle risorse finanziarie, della mancanza di lungimiranza degli imprenditori dell’industria italiana.
La proposta di Bianco per uscire da questa situazione di arretratezza economica e culturale è nella fondazione di una Agenzia che, come la National Science Foundation negli Usa, finanzi la ricerca sulla base del merito dei progetti presentati. Il Cnr, a sua volta libero dai vari condizionamenti imposti dalle riforme Moratti e poi Gelmini, potrebbe recuperare la sua autonomia sviluppando le sue capacità di conoscenza nella esplorazione e nella innovazione, investendo una piccola parte delle risorse in ricerche interdisciplinari ad alto rischio, incentivando le possibilità di competere o collaborare con progetti internazionali. Recuperando, cioè, lo spirito di ricerca che il suo fondatore aveva posto alla base della sua crescita.