La fine dell’anno si avvicina ed è tempo di tirare le somme, anche nel campo della salute. È stato appena rilasciato il rapporto “I numeri del cancro in Italia 2023”, a cura dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), Airtum (Associazione Italiana Registri Tumori), Fondazione Aiom, Osservatorio Nazionale Screening (Ons), Passi (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), Passi d’Argento e della Società Italiana di Anatomia Patologica e di Citologia Diagnostica (SIAPeC-IAP).
Prima le belle o le brutte notizie?
Nuovi casi in crescita
Cominciamo dalle brutte. Le stime raccolte dagli esperti raccontano che nel 2023 ci sono state nel complesso più diagnosi di tumore: i casi sono aumentati del 5% rispetto al 2020, passando da 376.600 a 395.000 (208.000 negli uomini e 187.000 nelle donne). Il tumore più frequente è quello della mammella (55.900 casi), a cui segue il cancro al colon-retto (50.500), quello del polmone (44.000), poi le neoplasie della prostata (41.100) e della vescica (29.700).
Le previsioni per i prossimi 20 anni, oltretutto, confermano un trend in crescita, con le nuove diagnosi che aumenteranno in media dell’1,3% negli uomini e dello 0,6% nelle donne ogni anno.
Poca attenzione allo stile di vita
Sul fronte della prevenzione primaria c’è molto da fare. Il 24% degli adulti tra i 18 e i 69 anni fuma, il 29% è del tutto sedentario, il 33% è in sovrappeso e il 10% è obeso, il 17% abusa di alcol (che – va ricordato – è tossico per l’organismo a qualsiasi dose).
“L’abitudine tabagica è più frequente fra gli uomini, fra i più giovani, nel Centro-Sud ed è fortemente associata allo svantaggio sociale, perché è più diffusa fra le persone con molte difficoltà economiche o meno istruite”, afferma Maria Masocco, Responsabile Scientifico dei sistemi di sorveglianza Passi e Passi D’Argento, coordinati dall’Istituto Superiore di Sanità. “La sedentarietà è più frequente fra le donne, aumenta con l’età e disegna una chiara differenza geografica a sfavore delle Regioni del Meridione (42% rispetto al 17% nel Nord). Questa cattiva abitudine è aumentata significativamente, passando dal 23% del 2008 al 29% nel 2022. Anche l’eccesso ponderale, che interessa più di 4 adulti su 10, presenta i valori più elevati nelle Regioni del Sud. Un cittadino su 6 consuma alcol a livelli rischiosi per la salute, per quantità o modalità di assunzione”.
Gli screening perdono terreno
Ulteriore nota dolente (che potrebbe in parte spiegare l’aumento dei nuovi casi di neoplasie) riguarda la prevenzione secondaria, ossia quelle strategie per intercettare i tumori in stadio precoce: l’adesione allo screening mammografico e a quello del colon-retto, in particolare, torna al di sotto dei livelli pre-pandemia. Se nel 2021 le campagne di screening avevano recuperato riportandosi ai livelli raggiunti prima dell’avvento del coronavirus Sars-Cov-2, nel 2022 si è assistito a una nuova flessione nella copertura (-3%), con lo screening per il tumore al seno che si attesta al 43% e quello per le neoplasie del colon-retto al 27% a livello nazionale. I dati più preoccupanti si sono registrati nel Nord Italia, dove l’adesione allo screening mammografico è passata dal 63% nel 2021 al 54%, mentre quella allo screening colorettale è scesa dal 45% al 38%.
Fa eccezione il terzo principale screening, ossia quello della cervice uterina, che nel 2022 ha raggiunto il 41% di adesione, superando i livelli prepandemici che erano attorno al 39%. Questo miglioramento è, almeno in parte, da imputare alla maggiore estensione degli inviti alla popolazione con una contemporanea transizione da Pap test a Hpv test a partire dai 30 anni di età.
“Abbiamo una sfida importante alle porte: entro il 2025 in tutta la Comunità Europea gli screening dovranno essere offerti ad almeno il 90% degli aventi diritto”, ricorda Francesco Perrone, Presidente AIOM. “Purtroppo, non abbiamo molto tempo e senza un importante avanzamento del Sud non saremo in grado di raggiungere questo traguardo”. Garantire l’invito non basta, ammonisce Perrone: “Perché lo screening sia efficace, è necessario che la popolazione partecipi. Questo significa che è quanto mai necessario adottare campagne permanenti di sensibilizzazione congiunte a un’offerta capillare e fruibile. Nella prevenzione rientrano anche le azioni per contrastare l’inquinamento atmosferico. Sono sempre più numerosi gli studi che dimostrano il legame tra scarsa qualità dell’aria e tumori. L’Italia, in particolare la Pianura Padana, presenta i livelli più elevati di inquinamento da particolato in Europa. Purtroppo, la sensibilità politica su questi temi nel nostro Paese sembra essere ancora molto limitata”.
Diminuiscono i decessi
Non tutto è negativo. Nel rapporto vengono sottolineati anche i grandi progressi fatti dall’oncologia: in 13 anni sono state salvate 268mila vite (206.238 uomini e 62.233 donne, cioè una diminuzione dei decessi rispettivamente del 14,4% e del 6,1%). L’analisi del profilo molecolare dei tumori e quindi l’applicazione di terapie mirate, per esempio, hanno portato risultati clinici prima impensabili, compreso spesso il controllo di malattia prolungato nel tempo. Un’altra grande innovazione è stata l’immunoterapia, che ha cambiato il paradigma terapeutico di diversi tumori solidi e che in una certa percentuale di pazienti consente una risposta duratura, anche per anni. “Ad esempio, quando il trattamento del carcinoma polmonare non a piccole cellule avanzato era rappresentato dalla sola chemioterapia, la sopravvivenza a 5 anni era intorno al 5%”, commenta Massimo Di Maio, presidente eletto Aiom. “Oggi, le analisi a lungo termine degli studi condotti con l’immunoterapia dimostrano che la possibilità di essere vivi a 5 anni è salita significativamente fino al 20-30%. Un cambiamento culturale molto importante è costituito anche dalla maggiore attenzione alla qualità di vita e agli esiti riferiti dai pazienti, sia nella ricerca che nella pratica clinica”.
Via: Wired.it
Credits immagine: Peter Boccia su Unsplash
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