Il progetto ha un nome tutto sommato innocuo, Insect allies, ossia insetti alleati. Ma potrebbe nascondere un’arma biologica molto pericolosa. E’ stato sviluppato per ottenere colture resistenti al freddo, alla siccità, alle inondazioni, agli erbicidi e alle malattie. Secondo la Darpa, agenzia governativa del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti incaricata dello sviluppo di nuove tecnologie per uso militarei, ideatrice del progetto, per farlo basterebbe diffondere nelle piantagioni insetti infettati con un virus. Un programma che sta destando dubbi e preoccupazioni. Le maggiori perplessità riguardano il fatto che le modifiche genetiche potrebbero sfuggire al controllo degli scienziati, causando mutazioni impreviste e imprevedibili negli insetti e nei raccolti, e anche la trasparenza del progetto. Lo spiega un articolo pubblicato su Science a firma di Richard Guy Reeves, biologo dell’Istituto Max Planck, Silja Voeneky, condirettore dell’Istituto di diritto pubblico dell’Università di Friburgo, e altri ricercatori
Ogm orizzontali
Le attuali tecnologie genetiche applicate all’agricoltura permettono, in laboratorio, l’inserimento di modifiche in specifici geni. Quest’approccio però ha dei limiti, soprattutto in termini di rapidità e flessibilità. Le modifiche infatti, si devono diffondere verticalmente, cioè da una generazione di piante alla successiva.
Il programma finanziato dalla Darpa dovrebbe riuscire a superare queste limitazioni, modificando geneticamente le colture attraverso un virus infettivo. Questi virus, detti Hegaas, sarebbero diffusi con un approccio orizzontale, in grado cioè di modificare i cromosomi di tutte le piante nello stesso momento. Secondo gli autori dell’articolo, la Darpa non ha svolto nessuna discussione o confronto pubblico sul tema, e ciò fa temere che Insect Allies possa essere un passo verso lo sviluppo di agenti biologici con finalità militari. Ovvero, di armi biologiche.
Insetti alleati
Il progetto della Darpa richiede almeno tre modifiche genetiche per ottenere un guadagno funzionale nel fenotipo – cioè l’espressione fisica dei geni – delle colture. Tuttavia, non prescrive in che modo tali modifiche vadano trasmesse alle piante. Nel luglio del 2017, uno dei tre consorzi attivi nel progetto è stato premiato dalla Darpa con 27 milioni di dollari in contratti di ricerca per aver sviluppato un sistema di diffusione basato sugli insetti. Stando a quanto si sa finora, il metodo prevede di diffondere Hegaas attraverso afidi, mosche bianche e cicadelle ed è stato testato in serre protette su mais e pomodoro.
Verso una nuova arma biologica?
L’uso degli insetti come vettore per il virus è forse l’aspetto del progetto che suscita le maggiori preoccupazioni. La Darpa giustifica questa scelta con la carenza di un equipaggiamento adeguato all’irrorazione nelle aziende agricole. Secondo gli autori dell’articolo su Science, però, l’uso di spray e la irrorazione aerea “convenzionale” sarebbe molto più facilmente controllabile rispetto alla diffusione di insetti infettati con Hegaas. Secondo i progetti dell’agenzia, questi insetti dovrebbero avere un ciclo di vita di due settimane, il che dovrebbe impedire eventuali diffusioni indesiderate del virus. Tuttavia, secondo Reeves e colleghi, gli insetti potrebbero comunque infettare loro simili o altre piante. “Usare gli insetti per diffondere Hegaas riflette un’intenzione offensiva, più che difensiva” afferma Guy Reeves. “Se questo tipo di approccio dovesse essere messo in atto sarebbe più facile realizzare armi biologiche”. Il che, tra l’altro, costituirebbe una violazione della Convenzione sulle Armi Biologiche del 1972. Tra l’altro, arguisce ancora Reevese, nei documenti pubblici relativi al progetto non si trova alcuna spiegazione sulle regole di utilizzo degli insetti e sui protocolli da attuare. Una mancanza, dicono i ricercatori, che mina alla base la credibilità degli intenti dell’intero programma.