Le lampadine a incandescenza stanno per vivere una seconda giovinezza. Lo pensano i fisici dell’Università di Rochester, nello stato di New York, che hanno trovato il modo di aumentare enormemente l’efficienza dei cari vecchi bulbi. Irradiando i fili di tungsteno con un fascio laser ultra rapido – impulsi di un miliardesimo di secondo – si può quasi raddoppiare la luminosità della lampada senza modificarne la potenza e, quindi, il consumo di energia.
Autore della scoperta è Chunlei Guo che, insieme al suo gruppo, studia l’effetto dei fasci di luce laser sui metalli. Questi, in seguito all’irraggiamento, invece che fondersi subiscono un ri-arrangiamento molecolare che ne aumenta la capacità di assorbire la radiazione termica. Guo e colleghi si sono chiesti se avvenga anche il contrario, cioè se i metalli irraggiati emettano la radiazione con la medesima efficienza con cui l’assorbono.
I ricercatori hanno allora “sparato” per un femtosecondo un raggio laser attraverso il vetro di una lampada a incandescenza, colpendo una parte del filamento in tungsteno. La parte colpita è diventata nera. Accesa la lampada, la zona annerita emetteva una luminosità considerevolmente maggiore rispetto al resto del filamento. Come riportato nell’articolo apparso su Physical Review Letters, ulteriori test hanno dimostrato che trattando l’intero filamento di una lampada da 60 watt si ha una emissione in luminosità pari a 100 watt.
“È facile intuire l’immediato potenziale commerciale del processo”, afferma Guo: “Sebbene il trattamento laser sia costoso, la produzione in massa delle lampade lo renderebbe conveniente”. Soprattutto pensando al problema delle lampade a fluorescenza, che contengono mercurio difficile da smaltire. Secondo William Stwalley docente di fisica presso l’Università del Connecticut, è importante riflettere su come la tecnologia laser possa cambiare la sorte di un oggetto, e sulle possibili applicazioni del processo nel campo dell’energia solare. (a.d.)