Calvizie, o più precisamente alopecia androgenetica. Un disturbo che colpisce ben 30 milioni di europei. Per il quale, tenendo anche conto del fatto che 3 persone su 4 considerano i capelli come un aspetto indispensabile del proprio look e della propria personalità, la ricerca scientifica sta da tempo cercando un rimedio. L’ultima notizia in questo senso arriva dagli scienziati dell’Istituto dermopatico dell’Immacolata (Idi) Irccs di Roma, che hanno appena messo a punto una terapia biologica, basata sull’inflitrazione di derivati del sangue, che si è dimostrata efficace nella ricrescita dei capelli nell’80% dei pazienti trattati per alopecia androgentica. Lo studio è stato pubblicato sulle pagine della rivista Dermatologic Surgery.
Nel loro lavoro, i ricercatori dell’Idi hanno utilizzato iL-PRF, un cosiddetto emoconcentratore – ossia una sorta di “aggregatore” per il sangue – che contiene piastrine, globuli bianchi, fibrinogeno e altre proteine plasmatiche in alta concentrazione. Sostanzialmente, il paziente viene sottoposto a prelievo del sangue; successivamente, il fluido viene trattato con l’emoconcentratore, e la soluzione viene poi infine reinfusa nel paziente, nella zona della testa in cui si osserva la perdita dei capelli. La terapia, dicono gli scienziati, può essere riutilizzata e non ha particolari effetti collaterali, se non una sensazione di gonfiore o bruciore che scompare spontaneamente 72 ore dopo l’infusione.
Sperimentato su 168 persone (102 uomini e 66 donne) seguite per tre anni, il trattamento si è rivelato efficace nel far ricrescere i capelli nell’80% dei pazienti. Nei pazienti del gruppo di controllo, non sottoposto alla terapia, si è invece registrato un peggioramento della calvizie. La tecnica, dicono gli autori, potrà essere utilizzata anche su pazienti oncologici: “Un possibile campo di applicazione del trattamento”, dice all’Ansa Giovanni Schiavone, primo autore dello studio e responsabile dell’Unità di medicina rigenerativa dell’Idi di Roma, “riguarda anche pazienti che hanno perso i capelli a causa della chemioterapia”.
Riferimenti: Dermatologic Surgery