Nuova Zelanda: una nuova marea nera

Un gigante da 47mila tonnellate arenato su una scogliera e con una grossa falla nello scafo: ecco un’ istantanea preoccupante del disastro che vede come protagonista la nave Rena. Il cargo ha già riversato in mare circa 350 tonnellate di carburante, ma le perdite non accennano ad arrestarsi. Nella peggiore delle ipotesi, i serbatoi potrebbero rilasciare nell’ambiente ben 1.600 tonnellate di greggio. Una vera e propria marea nera che potrebbe causare non pochi problemi all’ecosistema marino di  Bay of Plenty, in Nuova Zelanda.

L’allarme era partito mercoledì scorso, quando la nave di 236 metri, battente bandiera liberiana, si era incagliata sul basso fondale di Astrolabe Reef, di fronte al porto di Tauranga. Nella collisione con la secca, lo scafo ha riportato una grande falla attraverso cui ha iniziato a fuoriuscire il carburante contenuto in uno dei serbatoi. L’equipaggio è stato subito tratto in salvo con gli elicotteri, ma nel frattempo la nave ha cominciato anche a inclinarsi su un lato, minacciando di far cadere in mare gran parte dei 1.300 container trasportati sul ponte.

Secondo il Ministero dei trasporti, 22 dei carichi conservati a bordo conterrebbero alcuni prodotti pericolosi che aggraverebbero i danni causati dalla fuoriuscita di carburante. Infatti, una scia nera lunga 5 ilometri ha cominciato a serpeggiare nel golfo fino a raggiungere la vicina spiaggia di Mount Maunganui, dove una squadra di 100 volontari sta lavorando senza sosta per rimuovere il greggio accumulato a terra e proteggere la fauna locale.

Purtroppo, le operazioni di contenimento delle perdite di carburante non hanno avuto altrettanto successo a causa delle pessime condizioni meteorologiche: al momento è impossibile avvicinarsi alla Rena per pompare via il greggio dal serbatoio in sicurezza. Il piano di azione delle squadre di intervento prevede di fermare la fuoriuscita di inquinanti e impedire che la nave continui a inclinarsi per scongiurare il peggio: la rottura completa dello scafo e degli altri serbatoi. A prescindere dalle condizioni meteo, le operazioni di recupero potrebbero durare anche mesi.

Eppure, che il cargo Rena potesse rivelarsi una bomba a orologeria lo si sospettava. La New Zealand Maritime Union ha rivelato che la nave – di proprietà della compagnia greca Costamare – era già stata segnalata dalle autorità portuali cinesi e australiane a causa di diversi malfunzionamenti. Nonostante tutto, le autorità portuali neozelandesi le avevano appena dato il via libera alla navigazione nelle acque territoriali.

Via: Wired.it

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