La geografia di Titano, il grande satellite di Saturno, andrà ridisegnata. Finora, infatti, si pensava che la luna ospitasse laghi di metano liquido ai poli e dune desertiche ai tropici. Invece, potrebbero esserci bacini colmi di idrocarburi anche nelle regioni attorno all’equatore, forse originati da riserve sotterranee di metano formatesi nel giro di diecimila anni. A suggerire la presenza di queste oasi tropicali è uno studio appena pubblicato su Nature, condotto da Caitlin Griffith del Dipartimento di Scienze Planetarie dell’Università dell’Arizona.
Titano ha un ciclo del metano simile a quello dell’acqua sulla Terra, con la differenza che la maggior parte dell’idrocarburo si trova nell’atmosfera. Nel cielo del satellite, infatti, scorrono nubi di metano, che precipita a terra sotto forma di piogge (vedi Galileo: “Pioggia di metano su Titano“).
In particolare, analisi della superficie condotte finora hanno permesso la scoperta di idrocarburi liquidi alle alte latitudini (vedi Galileo: “Quel lago su Titano“; “I laghi di metano, finalmente“), e dune desertiche estese ai tropici (vedi Galileo: “Il Sahara su Titano“), in accordo con i modelli di circolazione atmosferica per cui il metano viene trasportato efficientemente dalle latitudini tropicali ai poli.
Ottenere immagini chiare di questi specchi liquidi non è semplice, a causa della spessa coltre di nubi che ricoprono la luna. Osservata, però, attraverso certe fortunate “finestre” di lunghezza d’onda situate nel vicino infrarosso, l’atmosfera di Titano risulta abbastanza trasparente, e lo spettrometro Vims, a bordo della sonda spaziale Cassini in orbita attorno a Saturno, riesce a fotografare la superficie (vedi Galileo: “Titano, un’atmosfera densa di mistero“).
Analizzando le immagini spettrali scattate attraverso queste finestre nelle regioni tropicali del satellite, Griffith e i suoi collaboratori hanno individuato alcune zone scure che suggeriscono la presenza di idrocarburi liquidi anche alle basse latitudini. In realtà, la principale di queste aree – un ovale di 60×40 chilometri quadrati – era stata già scorta nel 2004 ed è stata osservata più volte.
Ora, di zone scure tropicali gli scienziati ne hanno individuate altre quattro, anche se più brillanti. Una di queste è particolarmente interessante, perché coincide con una regione in cui le osservazioni radar hanno indicato la presenza di una distesa di dune. Secondo gli astronomi, però, questi bacini tropicali non avrebbero origine dalle piogge, altrimenti evaporerebbero in fretta. Il fatto che la grande regione ovale sia al suo posto dal 2004, diversi anni prima dell’arrivo delle nubi tropicali stagionali, e che sia sopravvissuta alla stagione secca, suggerisce uno scenario diverso: questi laghi potrebbero essere alimentati da sorgenti sotterranee, come le oasi nei deserti terrestri.
Se confermata, l’esistenza di simili riserve sotterranee di idrocarburi liquidi sarà particolarmente importante per comprendere il ciclo di queste molecole fra la superficie e l’atmosfera della luna di Saturno. Ed estende i luoghi possibili in cui potrebbe essersi sviluppata una qualche forma di vita.
Riferimento: doi:10.1038/nature11165
Credit per l’immagine: ESA/NASA/JPL/University of Arizona/USGS