L’obesità è un’epidemia mondiale: colpisce 600 milioni di persone in tutto il mondo, aumentando il rischio di sviluppare diabete, ipertensione, patologie cardiovascolari, tumori. Le cause sono (almeno in parte) fattori genetici, ma ovviamente anche ambientali: prime tra tutti le cattive abitudini come sedentarietà e dieta squilibrata. Fattori di rischio forse ovvi, ma che fino ad oggi non era chiaro in che modo agissero su cellule e tessuti del nostro corpo a livello molecolare, per dare il via all’aumento di peso che porta a diventare obesi. Un indizio importante in questo senso arriva oggi dal San Raffaele di Milano: la scoperta, descritta sulle pagine di Science Advances, di una coppia di enzimi che svolgono un ruolo fondamentale nel regolare il metabolismo in risposta a cambiamenti di dieta e altri fattori ambientali. E che potrebbero rivelarsi il target perfetto per sviluppare nuovi farmaci contro l’obesità.
Enzimi e “grasso buono”
Nello studio, il gruppo di ricercatori delSan Raffaele ha identificato per la prima volta il ruolo di una coppia di enzimi (chiamati Suv420h1 e Suv420h2) che regolano l’attività del grasso bruno, il cosiddetto grasso buono, che ci aiuta a stare in forma e diminuisce l’accumulo del grasso bianco “cattivo”. I due enzimi hanno il ruolo di frenare il metabolismo del grasso bruno, in risposta a cambi della temperatura o della dieta. Nei modelli sperimentali in cui questi enzimi vengono silenziati, o bloccati attraverso l’uso di farmaci, i ricercatori hanno infatti osservato un aumento della respirazione mitocondriale – il consumo di energia delle cellule – una migliore tolleranza agli zuccheri e una riduzione del tessuto adiposo bianco.
“Le cellule di grasso bruno in cui questi enzimi vengono silenziati non solo si attivano per dare il loro contributo al consumo di energia dissipando calore attraverso la respirazione dei mitocondri – spiega Simona Pedrotti, ricercatrice del San Raffaele che ha contribuito alla scoperta – ma rilasciano una serie di ormoni con cui mettono in moto tutto l’organismo. Tra le altre cose spingono alcune cellule di grasso bianco a comportarsi come cellule di grasso bruno, amplificando così il consumo di energia.
Verso una pillola per aiutare a dimagrire
I risultati, seppur ancora preliminari e ottenuti su modelli animali, suggeriscono che questi enzimi potrebbero costituire in futuro dei target terapeutici per lo sviluppo di nuovi farmaci contro l’obesità, capaci – se opportunamente disattivati – di favorire l’accelerazione del metabolismo. “È importante però ricordare che si tratta di enzimi che svolgono funzioni diverse, e spesso fondamentali, in tessuti diversi”, ricorda Davide Gabellini, coordinatore del team di ricerca del San Raffaele. “Esistono già dei composti in grado di interferire con la loro attività, ma per evitare gravi effetti secondari bisogna trovare il modo di veicolare questi composti in modo mirato ai tessuti che ci interessano, come il grasso bruno, risparmiando gli altri”.
Riferimenti: Science Advances