Per anni è stata ritenuta la laurea più forte, quella che apriva le porte del mercato del lavoro. Oggi, però, la crisi non ha risparmiato neanche gli ingegneri, la cui disoccupazione a un anno dal conseguimento del titolo è aumentata, seppur di poco, e ha raggiunto il 17,3%. È solo uno dei dati che emergono dal XV Rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati italiani. La ricerca ha coinvolto oltre 400mila laureati post-riforma di tutti i 64 atenei aderenti al Consorzio ed è stata presentata il 12 marzo nel corso del convegno “Investire nei giovani: se non ora quando?” organizzato all’Università Cà Foscari di Venezia.
D’altronde non è solo il tasso di disoccupazione a deprimere i neoingegneri, e con loro tutti i neolaureati, ma anche l’accoglienza che il mercato del lavoro italiano riserva loro. Il bisogno di figure professionali come l’ingegnere informatico è sotto gli occhi di tutti, eppure in Italia il salario medio per i giovani che sono stati assunti con questa qualifica si è ridotto negli ultimi anni: tra il 2008 e il 2012, a un anno dalla laurea, le retribuzioni reali registrate dalle indagini AlmaLaurea per questo gruppo di laureati si sono ridotte infatti del 9% (contro il 17% del complesso dei laureati specialistici).
Ingegneri a parte, le difficoltà dei giovani italiani sono ben tratteggiati nelle tabelle del Rapporto. Rispetto all’anno scorso, il tasso di disoccupazione dei ragazzi che scelgono la laurea triennale è cresciuto del 3,5 per cento. Per quelli che hanno concluso la specialistica, invece, il tasso è cresciuto solo dell’1,1 per cento. Ma se si guarda ai dati di appena cinque anni fa si scopre che la percentuale di senza lavoro è duplicata, dal 10 al 20 per cento. La disoccupazione cresce pure fra gli specialistici a ciclo unico, come i laureati in medicina, architettura, veterinaria, giurisprudenza: dal 19 al 21%. Non va meglio a quanti si sono laureati già da qualche anno: a tre anni dalla fine degli studi rimangono ancora senza lavoro più del 10 per cento degli ex studenti.
Con la sola eccezione dei laureati specialistici a ciclo unico, a un anno dall’acquisizione del titolo diminuisce, fra i laureati occupati, il lavoro stabile, che riguarda solo il 41% dei laureati di primo livello e il 34% dei laureati specialistici. Una situazione tanto più preoccupante se si guarda al dato del lavoro irregolare: il lavoro nero riguarda il 7% dei laureati di primo livello, l’8% degli specialistici e il 12,5% di quelli a ciclo unico.
Nonostante tutto, però, i laureati mantengono un vantaggio su chi la laurea non ce l’ha: rispetto ai diplomati, trovano più facilmente lavoro (+12%) e hanno una retribuzione media superiore.