Ogni anno nel mondo muoiono circa 1.250.000 persone per incidenti stradali. Un costo umano ingente, pagato soprattutto dai paesi a basso reddito, dove si registra il 90% dei decessi. È quanto emerge dal Global Status Report 2015, redatto dagli esperti dell’Oms sulla base di dati raccolti in 180 paesi.
Sebbene il numero di morti per incidenti stradali a livello globale si sta stabilizzando, il numero di veicoli a motore in tutto il mondo è in aumentato rapidamente: negli ultimi tre anni, 79 paesi hanno registrato una diminuzione del numero di incidenti mortali, mentre in altri 68 paesi sono in crescita. A risparmiare vite sono i paesi che hanno apportato miglioramenti nella legislazione e nelle applicazioni delle leggi,, spiega Margaret Chan, Direttore Generale dell’Oms: “Ci stiamo muovendo nella giusta direzione. Il report mostra che le strategie per la sicurezza stradale stanno salvando vite umane. Ma ci dice anche che il ritmo del cambiamento è troppo lento”.
L’Oms evidenzia la presenza di un grande divario tra i paesi ad alto reddito e quelli a medio e basso reddito, dove si verifica il 90% delle morti per incidenti stradali pur avendo solo il 54% dei veicoli di tutto il mondo: ad esempio, l’Europa ha un tasso di mortalità tra i più bassi, l’Africa il più alto. Ma sempre più paesi stanno cercando di adottare misure per rendere le strade più sicure: in 17 hanno già rinnovato almeno una delle loro leggi riguardo all’uso delle cinture di sicurezza, alla guida in stato di ebbrezza, al limite di velocità e all’obbligo di indossare il casco. “Oggi, grazie a leggi più forti e più intelligenti, quasi mezzo miliardo di persone nel mondo sono più protette dagli incidenti stradali rispetto a pochi anni fa, e abbiamo l’opportunità di fare molto di più, soprattutto quando si tratta di far rispettare le leggi”, spiega Michael R. Bloomberg, fondatore di Bloomberg Philanthropier.
I più vulnerabili sulle strade rimangono comunque motociclisti, ciclisti e pedoni. I primi costituiscono il 23% di tutti i decessi stradali, e in molti paesi questo problema è in aumento. In America, ad esempio, la percentuale delle morti per incidenti in moto è passata dal 15% al 20% tra il 2010 e il 2013. Pedoni e ciclisti, invece, costituiscono rispettivamente il 22% e il 4% dei decessi a livello mondiale. “La mancanza di politiche volte a proteggere i più vulnerabili, come pedoni e ciclisti, sta uccidendo molte persone e danneggiando le nostre città”, dice Etienne Krug direttore del direttore del Dipartimento OMS per la prevenzione degli infortuni. “Se promuoviamo gli spostamenti a piedi e in bicicletta e li rendiamo più sicuri, ci saranno meno morti, più attività fisica, una migliore qualità dell’aria, e una città più piacevole da vivere”.
Riferimenti: World Health Organization
Credits immagine: Roberto Taddeo
la strage dei pedoni continuerà fino a che questi penseranno che possono attraversare la strada distrattamente perché ricca agli automobilisti garantire la loro vita.